Nessuno nel governo sembra avere sostenuto con convinzione l’aumento delle tasse sulle auto aziendali. Eppure anche nell’ultima bozza della manovra il provvedimento resta, anche se è stato ritoccato dopo le polemiche (non solo dell’opposizione) partite già ieri. Le tasse restano invariate (al 30%) per i veicoli ibridi o ecologici ma vengono aumentate (dal 30% al 60% o al 100%) per quelli inquinanti. Ora spetterà al parlamento provare a fare modifiche.
Dopo l’attacco di Matteo Renzi sulla manovra, il Pd si è difeso accusando la vice-ministra dell’Economia Laura Castelli (M5s): sarebbe stata lei a volere mantenere la tassa ma secondo il vice-ministro Gualtieri (Pd) «il correttivo apportato (un intervento selettivo), è un incentivo per i veicoli meno inquinanti coerente con l’impronta ambientalista della manovra». Ma l’esponente 5 Stelle rifiuta le accuse dei Dem: «Ho posto il tema dei sussidi ambientali dannosi, ma non avrei mai scritto così la norma sulle auto aziendali».
Nel dibattito è intervenuto anche il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (a cui Renzi ha dato subito ragione). «Non condivido il provvedimento sulle auto aziendali per come è stato impostato e sono sicuro, come mi hanno garantito il ministro Gualtieri e Misiani, oltre allo stesso Zingaretti, che verrà decisamente modificato o addirittura», ha detto il governatore Dem.
Il gettito previsto dallo Stato con l’aumento delle tasse sulle auto aziendali sarà di 332 milioni di euro nel 2020. Salirà fino al 2022, quando raggiungerà i 378 milioni, e poi comincerà a scendere, arrivando a 360 milioni nel 2026. Secondo i dati della relazione tecnica allegata alla manovra, i veicoli immatricolati nel 2018 e intestati a partite Iva sono 840 mila: per circa 43 mila di questi la tassa passa dal 30% al 100% e per circa 754 mila passa al 60%. La relazione ricorda comunque, che circa il 25% delle auto individuate è escluso dall’aumento perché è in uso a rappresentanti e venditori.
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