Liliana Segre, l’appello ai giovani medici: «Rispettate il giuramento, siate uomini e donne di buona volontà» – Il video

All’università Statale di Milano la senatrice a vita ha ricordato i medici ebrei italiani deportati durante la seconda guerra mondiale

Davanti a laureandi e studenti in medicina dell’università Statale di Milano la senatrice a vita ha lanciato un appello, un monito ai giovani medici: «In qualunque professione così come nella vita bisogna fare una scelta, ma chi è medico una scelta l’ha già fatta e non potrà e non dovrà mai scegliere così come hanno fatto i medici nazisti: dovrà curare l’altro, dovrà essere uomo o donna di buona volontà».


Nell’aula magna Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, ha ricordato gli ultimi momenti del nonno malato di Parkinson, ucciso poi in un campo di concentramento perché considerato «un pericolo per il Terzo Reich».


«Venivano sempre dei medici in casa nostra. Molti vennero a salutare, molti vennero a dire: “noi andiamo via, non possiamo più esercitare qui”. Un capitale umano che fu perduto in quegli anni, pensiamo ai fisici, biologi, medici, persone che come Rita Levi Montalcini presero il premio Nobel ma che fecero le loro scoperte fuori dall’Italia», ricorda la senatrice a vita.

Un incontro, quello organizzato alla Statale, per ricordare cosa successe ai medici ebrei italiani durante la seconda guerra mondiale. «Al loro arrivo nei campi, tutti i medici vennero chiamati da parte e furono mandati per mesi – finché durarono – in quell’immondo ospedale chiamato “Revier” in cui molti entravano, perché le malattie erano tantissime, ma pochi uscivano. Quei medici erano crudelmente destinati anche a non curare più quelli che sarebbero andati nelle camere a gas, privilegiando quelli che se la sarebbero cavata con le poche medicine disponibili».

«A volte sembra di aver perduto, con la scelta di odiare invece che di amare, quei principi che devono invece condurre l’uomo e la donna nel proprio destino senza mai perdere di vista la scelta», ha concluso la senatrice, che al termine del suo intervento è stata a lungo applaudita dai partecipanti.

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