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ArcelorMittal, la procura di Milano apre un fascicolo esplorativo. Patuanelli: «L’azienda ha vietato le ispezioni»

15 Novembre 2019 - 13:30 Alessandro Parodi
Doppia mossa del procuratore capo Francesco Greco che ha deciso di agire anche in sede civile. Mentre i rapporti tra ArcelorMittal e il governo si fanno sempre più tesi

Nella giornata in cui i sindacati incontreranno ArcelorMittal al Mise il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli rivela: «Oggi l’azienda ha vietato le ispezioni ai commissari, credo che sia un atto gravissimo che dovrà avere un’adeguata risposta». Ma la situazione si accende anche sul piano giudiziario: la procura di Milano ha deciso di intervenire sia sul piano penale sia su quello civile.

La procura di Milano apre un fascicolo esplorativo

La Procura della Repubblica di Milano, infatti, ha deciso di compiere due mosse: ha aperto un fascicolo esplorativo per verificare «l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato» sul caso Arcelor Mittal-ex Ilva, come ha fatto sapere il procuratore della Repubblica Francesco Greco.

Non solo. Si legge ancora nella nota di Greco: «La Procura di Milano, ravvisando un preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessità economico-produttive del Paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale, ha deciso di esercitare il diritto-dovere di intervento» previsto dal codice di procedura civile «nella causa di rescissione del contratto di affitto d’azienda promosso dalla società Arcelor Mittal Italia contro l’amministrazione straordinaria dell’Ilva». Dunque, la procura milanese agirà in giudizio nella causa di rescissione del contratto depositata da ArcelorMittal.

Il procuratore Greco, si legge ancora nella nota, ha invitato il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, responsabile del dipartimento che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione e di diritto penale dell’economia, «a studiare le modalità di intervento», previsto dall’ultimo comma dell’articolo 70 del codice di procedura civile, che sarà seguito dai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, già titolari del fascicolo per bancarotta per il dissesto dell’Ilva.

Fim, azienda comunica che 4 dicembre va via

«ArcelorMittal conferma che esaurito il percorso previsto dall’art.47 il 3 dicembre, dal giorno successivo, quindi il quattro del mese, non sarà lei a proseguire il piano di spegnimento e spetterà all’amministrazione straordinaria”. Lo afferma il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli in una nota. “E’ chiaro che se per il 4 dicembre l’Ilva in amministrazione straordinaria non riassumerà celermente tutto il personale – dice – la situazione diventerà ancora più drammatica».

I commissari depositano ricorso d’urgenza contro il recesso

I legali dei commissari dell’ex Ilva hanno depositato il ricorso cautelare e d’urgenza, ex articolo 700, contro la causa promossa da Arcelor Mittal per il recesso del contratto d’affitto dello stabilimento con base a Taranto. Il procedimento sarà trattato dal presidente della sezione A specializzata in materia di imprese, Claudio Marangoni.

Landini: «Non può chiudere dopo aver firmato accordi che prevedevano anche investimenti»

ArcelorMittal ha trasmesso in queste ore ai ministeri Interno e Ambiente nonché agli enti locali di Taranto e della Puglia il piano di fermata dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto. «Le operazioni tecniche necessarie alla sospensione potrebbero comportare – scrive l’azienda – fasi transitorie con possibili emissioni visibili e possibile accensione delle torce dello stabilimento siderurgico».

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini in visita a Caserta ha parlato dell’incontro fra l’azienda franco-indiana e il sindacato: «All’Arcelor Mittal, che oggi incontreremo a Roma dopo la convocazione del governo, diremo che ha avuto in affitto l’Ilva dopo aver vinto una gara, e non può decidere ora di chiuderla dopo aver firmato accordi che prevedevano anche investimenti. Tra l’altro credo che non possa esserle neanche permesso».

«Quando l’Arcelor prese in affitto l’Ilva, l’azienda stava bene – ha proseguito – e oggi non possiamo accettare che se ne vada così. Discutiamo sui tempi ma non sul disimpegno da Taranto, così come da Genova e Alessandria; in questa vertenza non sono solo in discussione migliaia di posti di lavoro, ma anche un’idea di sistema industriale. Con l’acciaio si fa tutto».

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