Nandhini, fuggita dalle nozze a 14 anni: «Studiate e abbiate fiducia in voi stesse» – L’intervista

Nandhini ora ha 16 anni. Nel 2017 sfuggì a un matrimonio con un uomo di 28 anni che non aveva mai visto. Ha raccontato a Open la sua storia e la sua lotta per l’istruzione femminile

Ogni anno, nel mondo, 12 milioni di bambine e ragazze – più di una su 5 – si sposano prima di aver compiuto i 18 anni. Entro il 2030 il numero di spose bambine avrà superato i 130 milioni. Ragazze, tra i 6 e i 17 anni che non frequenteranno una scuola, non avranno un lavoro e non frequenterà un corso di istruzione o formazione. Sono i dati forniti da Unicef sul fenomeno delle spose bambine nel mondo.


Tra loro c’è Nandhini, una ragazza indiana di 16 anni proveniente dallo Stato del Tamil Nadu, che due anni fa ha avuto il coraggio di ribellarsi a chi l’aveva data in sposa a un ragazzo di 28 anni, uno sconosciuto.


Il coraggio di una chiamata

È il 18 luglio del 2017 e Nandhini si trova nella stanza della casa della zia dove si è rifugiata a piangere poche ore prima della cerimonia che l’avrebbe vista lasciarsi alle spalle la innocenza. Piange sui libri a cui presto dovrà rinunciare, finché non le cade l’occhio su un depliant, un numero di telefono. È il servizio telefonico Childline 1098 della ong Terre Des Hommes, indirizzato alle ragazze che vogliano denunciare abusi e matrimoni precoci. Le era stato distribuito a scuola qualche giorno prima. È la chiamata che le salverà la vita.

La morte della madre, l’abbandono e l’arrivo dalla zia

«La mia più grande paura era di non poter più andare a scuola», dice a Open Nandhini che racconta di quel luglio di due anni fa. La storia di Nandhini è quella di tante altre ragazze indiane, costrette dalla povertà, dalla mancanza di istruzione e di un futuro a rifugiarsi in matrimoni combinati per permettere alle famiglie di tirare avanti. Nandhini, ora 16 anni, ha perso la madre quando ne aveva dieci e con la sorella, di qualche anno più grande, è stata costretta a trasferirsi a casa della zia materna dopo che il padre le aveva abbandonate per sposarsi nuovamente.

La casa della zia è già affollata e in casa lavora solo il marito. Il lavoro da manovale non è sufficiente per sfamare così tante bocche. Tocca prima alla sorella che a 17 anni viene data in sposa. «Mia sorella è stata di grande supporto e aiuto. Mi ha sempre detto di non sposarmi, mi ha motivata a non farlo e spiegato che non sarebbe stato giusto lasciare la mia istruzione». Ora la sorella vive un matrimonio felice: «Ha un bravo marito», racconta Nandhini. Ma non tutte sono cosi fortunate, e Nandhini lo sa bene vivendo con lo spettro di quanto accaduto alla madre, picchiata più e più volte dal marito.

La forza di dire «no»

«Conoscevo la pratica delle spose bambine, tante ragazze nel mio villaggio sono state costrette a sposarsi molto presto», dichiara Nandhini. A 14 anni sapeva bene a cosa sarebbe andata incontro se non fosse riuscita a scappare. La sera di quel 18 luglio dall’altro capo del telefono c’è un operatore che la rassicura: «Arriveremo presto». Allora, come se nulla fosse, Nandhini torna dagli ospiti e poco dopo viene portata al tempio vicino casa per alcuni rituali. Da lì a poco arrivano 4 jeep insieme a una ventina di poliziotti per portarla via.

«Dopo essere stata salvata sono stata portata in uno dei centri di accoglienza di Terre Des Hommes. Ero molto spaventata», continua Nandhini che a 16 anni, dopo quanto le è accaduto, ha già le idee chiare su come vada arginato questo fenomeno: «Bisogna promuovere l’istruzione per tutti, le ragazze devono studiare, voglio aiutare sia i genitori che le ragazze della mia età ad acquisire la consapevolezza di cosa sia un matrimonio precoce e quali siano le sue conseguenze».

«Studiate, miglioratevi, siate felici»

Nandhini ora ha tutta una vita davanti e per il prossimo futuro dice di voler studiare medicina: «Dopo quello che mi è capitato, ho capito che con la forza di volontà si può raggiungere qualsiasi cosa, l’ho capito quando ho preso in mano quel telefono e ho deciso di non voler essere una sposa e diventare una moglie».

Lo scorso 24 gennaio, per la giornata nazionale delle bambine e delle ragazze, il ministro del Welfare indiano per la donna e i bambini l’ha invitata a Nuova Delhi per parlare della sua esperienze e raccontare che forse, una via d’uscita esiste: «Alle ragazze là fuori che stanno lottando per la loro libertà voglio dire studiate, miglioratevi, abbiate fiducia in voi stesse, abbiate stima di voi stesse, trovare un lavoro che vi appassioni e vivete la vostra vita: siate felici».

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