Di Maio torna alla carica dopo l’endorsement di Grillo, ma dribbla sull’alleanza con il Pd

Tornata la calma dopo il voto su Rousseau, Di Maio guarda al prossimo contratto di governo e avverte l’alleato e il Carroccio

Il giorno dopo l’incontro con Beppe Grillo il leader del M5S, incassata e archiviata la batosta del voto su Rousseau, è pronto a ripartire, incoraggiato anche dall’endorsement del cofondatore del Movimento e dal suo: «Non rompete i c…!, il capo è Di Maio».


«Ci sarà una grande riorganizzazione fra 15 giorni con il team del futuro: nascerà il primo organo politico del M5S. Venti persone che mi affiancheranno», ha chiarito Luigi Di Maio in un’intervista al Messaggero.


Il leader grillino riparte ed è pronto a cambiare il M5S nonostante i continui attacchi sia fuori che dentro al Movimento. Renzi lo critica per non aver partecipato al G20, ma per Di Maio non era una priorità: «C’erano tre questioni importanti in Italia: il Mes, il Consiglio dei ministri sullo stato di emergenza e dovevamo rendere omaggio alle vittime del maltempo. Al G20, inoltre, mancavano Mike Pompeo e i miei omologhi inglesi e francesi».

Il M5s guarda dunque alle amministrative dopo il verdetto di Rousseau. Ma, c’è chi, tra i grillini, invoca un nuovo quesito sulla piattaforma per un accordo con il Pd: «In Emilia siamo aperti al lavoro delle liste civiche che vorranno sostenere il nostro progetto. Lunedì la mattina sarò in Calabria e il pomeriggio in Emilia per parlare con i territori e i nostri attivisti. Gli iscritti si sono espressi». Di Maio dunque sembra rimanere convinto di un no all’alleanza con i dem alle regionali, nonostante l’apertura di Beppe Grillo. Un no però che non pronuncia mai nell’intervista, ma lascia trapelare dalle risposte.

Regionali: Pd sfavorito dalla corsa del M5S?

Ma la discesa in campo del M5S in Emilia potrebbe riservare brutte sorprese al Pd e al candidato Stefano Bonaccini. Di Maio non commenta le previsioni, ma sulla possibilità che sia proprio l’entrata in gioco del Movimento a far perdere voti al Pd e mettere in crisi l’esecutivo il leader dei pentastellati ha le idee chiare: «Togliere voti al Pd? No, è il contrario. Se non ci presentassimo, tanti nostri simpatizzanti voterebbero per i sovranisti. Il M5S corre per portare avanti le sue idee e il suo programma. Certo il risultato non sarà semplice, ma lavoreremo con umiltà. La Lega e Meloni passano le giornate a raccontare bugie, dopo aver votato la Fornero e dopo aver sostenuto Monti, gli italiani lo capiranno presto».

Lega con i poteri forti

E proprio ai sovranisti e alla Lega Di Maio lancia una frecciatina. Accusato di aver sostenuto battaglie vicine al mondo del Carroccio, il leader del Movimento controbatte dicendo che durante il governo gialloverde «la Lega è sempre stata con le multinazionali e i poteri forti. Il caso del Ponte Morandi e Autostrade è stato emblematico. Se vogliamo dirla tutta le battaglie che ora si chiamano sovraniste noi le portavamo avanti per primi. Certi temi noi li sposavamo quando la Lega votava l’accordo di Dublino».

Ius soli: «Non è una priorità»

Grillo ha parlato di un nuovo contratto di governo e su quali battaglie punterà il Movimento, Di Maio sottolinea ancora una volta che «lo ius soli non è una priorità». E lancia un monito a Lega e Pd che dialogano su una nuova legge elettorale improntata al maggioritario: «Senza di noi nessun accordo sulla legge elettorale. Facemmo saltare l’Italicum che ci favoriva. Storicamente siamo favorevoli al proporzionale».

Sul caso dell’ex Ilva, Di Maio plaude invece al lavoro di Conte e Patuanelli, un lavoro che definisce «straordinario» e ricorda che «l’azienda deve rispettare gli impegni presi». Infine, per quanto riguarda il futuro di Roma e di un’eventuale nuova candidatura di Virginia Raggi, Di Maio esclude la possibilità: «Virginia non me l’ha mai chiesto».

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