Migranti, un sistema di redistribuzione equo in base a Pil e popolazione: la proposta della Germania per superare “Dublino”

Berlino ha messo sul tavolo di Bruxelles un “non paper” per provare a cambiare il sistema di accoglienza dettato dal Trattato di Dublino

La Germania mette le basi per riformare la Convenzione di Dublino. Il “non paper” tedesco, un documento informale volto a lanciare un dibattito e stabilire linee guida, è arrivato sul tavolo di Bruxelles e del Consiglio Ue la scorsa settimana e sarà discusso il prossimo 2 dicembre durante la riunione dei ministri dell’Interno dell’Ue.


All’interno del sistema di Dublino per la gestione dei migranti ad essere messo sotto accusa è in particolare il principio del «Paese di primo ingresso», secondo cui deve essere il Paese di arrivo a dovere farsi carico delle procedure di accoglienza e delle domande di asilo.


Per superare un principio ineguale e tra i più criticati anche dal governo italiano, Berlino ha messo sul tavolo dell’Ue un “non paper” di quattro pagine in cui «ogni Stato membro deve essere responsabile di una determinata «quota equa» di richiedenti asilo definita in base a «popolazione e Prodotto interno lordo».

Valutazione preliminare

La Stampa, che ha avuto modo di visionare il documento, specifica come la Germania proponga uno screening preliminare con «un’esame iniziale della richiesta d’asilo alla frontiera esterna».

I richiedenti asilo dovranno essere sottoposti a una valutazione iniziale con l’aiuto del personale delle Agenzie europee, rimpatriando immediatamente chiunque presenti domande non conformi o che non rispetti i criteri per l’assegnazione dello status di richiedente asilo.

Ma, la vera novità messa sul piatto dalla Germania è una redistribuzione equa dei migranti coordinata da un ente esterno: sarà infatti l’Agenzia per l’Asilo a decidere a quale Stato assegnare il migrante, che da quel momento sarà responsabile di tutte le successive procedure.

Redistribuzione e responsabilità

Nel caso però in cui il richiedente riesca a trasferirsi illegalmente in un altro Paese europeo la responsabilità è da ricondurre al Paese a cui era stato assegnato. Ma non solo.

Il Paese assegnatario dovrà anche farsi carico di tutte le eventuali procedure di rimpatrio: «L’onere dei rimpatri – spiega il documento – può anche essere preso in considerazione nell’ambito dell’equa distribuzione delle responsabilità tra gli Stati, per esempio deducendo il numero dei rimpatri dalla quota-Paese».

Leggi anche: