Ora è ufficiale: Bloomberg correrà per la presidenza degli Stati Uniti d’America

Il miliardario ha annunciato di essere sceso in campo per «sconfiggere Donald Trump e ricostruire l’America»

Dopo la notizia del deposito della sua candidatura formale per le primarie del Partito Democratico, oggi arriva l’ufficialità dalle sue stesse parole: l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg correrà «per la presidenza degli Usa per sconfiggere Donald Trump e ricostruire l’America». Bloomberg, che è uno degli uomini più ricchi del mondo, non accetterà donazioni politiche nella sua campagna per la Casa Bianca e, ha fatto sapere il suo entourage, se verrà eletto, rinuncerà allo stipendio.


In un video che accompagna l’annuncio della sua candidatura alle primarie democratiche Bloomberg ha dichiarato: «Non possiamo sopportare altri quattro anni di azioni spericolate e disoneste del presidente Donald Trump. Egli rappresenta una minaccia esistenziale per il nostro Paese e i nostri valori. Se vince un altro mandato, potremmo non riprenderci più dal danno».


Il miliardario lo ha annunciato sul sito della propria campagna elettorale, sciogliendo così ogni indugio sulla sua candidatura con i democratici. Bloomberg parteciperà quindi alle primarie dem del 3 marzo negli Stati del Sud di Alabama, Arkansas e Texas. Anche il Tennesee potrebbe essere tra le scelte di Bloomerg, che pare invece escluda di candidarsi nel New Hampshire, Carolina del Sud, Iowa e Nevada.

Il settantasettenne è il co-fondatore e proprietario di Bloomberg LP, gigante dei servizi finanziari, software e media. Il suo impero gli permetterà di investire ingenti fondi nella sua campagna elettorale: ha già annunciato che intende spendere 100 milioni di dollari in promozione digitale e tra i 15 e 20 milioni di dollari a sostegno della registrazione dei votanti.

A convincere Bloomberg a scendere di nuovo in campo sarebbero state le difficoltà di Joe Biden nella sua campagna elettorale, considerata dal miliardario «debole». Tra i candidati per le primarie, l’ex vice di Barack Obama è quello considerato più «centrista» e «vicino all’establishment»: la stessa “area” in cui si collocherebbe Biden. Per lui Bernie Sanders ed Elizabeth Warren non possono vincere perché «troppo a sinistra».

Nonostante la sua candidatura a sindaco di New York sia avvenuta con il partito Repubblicano, su armi, ambiente, immigrazione e diritti civili, l’ex sindaco ha un atteggiamento progressista. Durante la convention democratica del 2016, Bloomberg definì Trump «un pericoloso demagogo» rivendicando di aver anche lui costruito un impero ma dal nulla e «non con il primo milione regalo di papà».

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