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Leonardo da Vinci, non tutto è come sembra: cosa si nasconde sotto “l’Uomo vitruviano”

02 Dicembre 2019 - 17:57 Redazione
Sotto il disegno da sempre ritenuto il simbolo delle proporzioni ideali del corpo umano si nasconde un'antica formula aritmetica e geometrica che gli artisti usavano per realizzare ogni tipo di opera, rispettando i canoni artistici imposti dalla Chiesa

Come la matassa di inganni racchiusi nelle opere di Leonardo che Robert Langdon e Sophie Neveu devono districare ne Il Codice da Vinci – che, è bene specificare, si basa su fatti di fantasia -, in questo caso è possibile affermare che il celebre inventore è riuscito a ingannare tutti nella realtà.

Dopo anni e anni di ricerche e tentativi di comprensione, ecco oggi la scoperta: l’Uomo vitruviano di Leonardo è l’immagine dell’algoritmo segreto che gli artisti hanno usato dal IV al XVIII secolo per ”certificare” le proprie opere come ispirate dalla Divina proporzione.

Cosa significa? Che sotto il disegno da sempre ritenuto il simbolo delle proporzioni ideali del corpo umano, oltre che del rapporto tra il Cielo e la Terra, si nasconde un’antica formula aritmetica e geometrica che gli artisti usavano e tramandavano a una cerchia ristretta di conoscenze e che consentiva di realizzare ogni tipo di opera, sempre, però, rispettando i canoni artistici imposti dalla Chiesa.

Il risultato della ricerca, data in esclusiva ad Ansa, diventerà una mostra dal titolo L’inganno dell’Uomo Vitruviano. L’algoritmo della divina proporzione, organizzata dal polo museale statale della Sardegna, che avrà luogo a Cagliari e sarà racchiusa in due volumi editi da Giunti.

«La teoria direi meglio la scoperta del dottor Concas – ha spiegato la direttrice del polo Giovanna Damiani riferendosi allo studioso che ha fatto la scoperta – è a mio avviso definibile come “rivoluzionaria”, capace di imporre un nuovo paradigma di lettura nella storia dell’arte, un canone rimasto inedito, che non cancella quelli a noi consueti ma apre a interpretazioni nuove, forse intuite da alcuni storici dell’arte ma mai sino ad oggi codificate».

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