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Bibbiano, Carletti è libero e può tornare a fare il sindaco. Il Pd: «Chi lo risarcirà per il linciaggio mediatico e politico di questi mesi?»

04 Dicembre 2019 - 15:48 Alessandro Parodi
Renzi e Zingaretti all'attacco: «Vergognosa strumentalizzazione politica sulla vicenda»

La parole del Prefetto di Reggio Emilia, Maria Grazia Forte, interpellata sulla decisione della Cassazione di annullare l’obbligo di dimora nei confronti del primo cittadino Pd di Bibbiano, indagato nello scandalo “Angeli e Demoni“, l’inchiesta sul presunto sistema illecito di affidi in Val d’Enza, segnano una ulteriore svolta nella vicenda: «Dopo la revoca delle misure, Andrea Carletti – chiarisce il prefetto – da oggi può tornare a fare il sindaco in municipio a Bibbiano, nel pieno delle sue funzioni».

«Tecnicamente poteva già farlo quando il 20 settembre scorso gli sono stati revocati gli arresti domiciliari», ha precisato il Prefetto che aveva temporaneamente sospeso il sindaco dal suo ruolo vista la natura restrittiva delle misure cautelari: ma avendo il tribunale del Riesame applicato l’obbligo di dimora (Carletti è residente ad Albinea, in un altro Comune), il primo cittadino non aveva tecnicamente potuto essere presente nel municipio di Bibbiano.

Una sospensione che dopo la decisione della Suprema Corte, cade automaticamente senza bisogno di ulteriori atti o revoche prefettizie. Ora Carletti potrà dunque decidere se continuare a indossare la fascia tricolore o se dimettersi. In ques’ultimo caso il Comune sarebbe a rischio commissariamento. Anche in caso di dimissioni però, spiega il Prefetto, ci sono casi limite in cui è prevista l’assegnazione dell’incarico al vicesindaco di turno (in questo caso Paola Tognoni, che fino alla decisione di ieri sera presa dagli ermellini, ha fatto da reggente) o perlomeno fino al rinnovo del Consiglio comunale.

Intanto, imperversa la polemica politica con il Partito Democratico e Italia Viva che vanno all’attacco di chi avrebbe strumentalizzato la vicenda giudiziaria. Matteo Renzi parte all’attacco bipartsan, cioè sia contro gli alleati di governo che contro l’opposizione. In un post Facebook scrive l’ex premier: «Vi ricordate la storia di Bibbiano? L’attacco violento di Lega e Cinque Stelle al sindaco? Le pagliacciate in Parlamento e sui social con lo slogan “Parlateci di Bibbiano?”. Bene. Ieri la Cassazione ha detto che quel sindaco NON doveva essere arrestato».

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«Una montagna di fango vergognosa contro un uomo che non meritava quel trattamento. Ricorderete – continua Renzi – come l’arresto venne usato: il grimaldello per costruire la battaglia politica di chi ha più a cuore i sondaggi che la verità».

A corredo di queste parole il leader di Italia Viva ha pubblicato una fotografia della senatrice Lucia Borgonzoni, candidata alla presidenza della regione Emilia-Romagna alle consultazioni del prossimo 26 gennaio, che in Parlamento aveva indossato appunto una T-shirt con la scritta «Parliamo di Bibbiano»: in rosso le lettere P e D, con evidente allusione al Partito Democratico.

A Renzi, sempre all’attacco dell’iniziativa di Borgonzoni, fa eco Stefano Vaccari componente della segreteria del Pd: «A questo punto – chiede poi Vaccari – chi risarcirà il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, dal linciaggio mediatico e politico di cui è stato vittima in questi mesi? La giustizia sta accertando l’andamento dei fatti e noi siamo con i magistrati che svolgono il loro lavoro con professionalità e competenza. Ma coloro che hanno usato e strumentalizzato biecamente questa vicenda per cercare di trarre vantaggi politici con una campagna diffamatoria, distillando quotidiano veleno, devono solo chiedere scusa».

Durissimo anche il segretario dem Nicola Zingaretti che affonda: «La campagna indecente contro il Pd e il sindaco di #Bibbiano non si dimentica. Chi chiederà scusa ad #andreacarletti? La Giustizia sta facendo chiarezza con nostro sostegno. A chi ha utilizzato una storia di cronaca per una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi!».

Per la Lega il Pd se ne lava le mani

Dalla Lega invece, attraverso la voce di Gianluca Vinci parlamentare del Carroccio e segretario della Lega Emilia, si continua a puntare il dito sul PD, giudicando l’atteggiamento dei dem come quello di chi se ne lava le mani: «Rinnoviamo la nostra fiducia nella magistratura e aspettiamo la fine delle indagini, pare – dalla lettura di articoli di stampa – prevista a breve. Constatiamo che il Pd usa la revoca delle misure cautelari nei confronti dell’ex sindaco di Bibbiano come specchietto per le allodole per dire che niente è successo e per discolparsi preventivamente, invece di avere a cuore il supremo e superiore interesse della trasparenza e della giustizia nei confronti dei minori e delle loro famiglie».

«A indagini ancora in corso, con 28 indagati, con nuovi filoni d’inchiesta aperti e intercettazioni raccapriccianti – conclude Vinci -bisognerebbe usare prudenza e aspettare che la giustizia faccia il suo corso, facendo chiarezza sul sistema degli affidi».

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