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Nessun complotto UE contro i prodotti Made in Italy. Che cos’è il Nutri-score e come funziona

05 Dicembre 2019 - 14:54 David Puente e Juanne Pili
Ecco verificata, e smontata, l'ultima accusa nei confronti dell'Unione europea

Il 5 dicembre 2019 Matteo Salvini pubblica lo screenshot di un articolo de Il Giornale riguardo un presunto dossier segreto dell’Unione europea contro il Made in Italy. Dietro ci sarebbero in qualche modo i francesi, infatti nel suo post Salvini aggiunge anche la foto di Emmanuel Macron mentre stringe la mano a Giuseppe Conte per insinuare che il Governo italiano ne sia a conoscenza:

QUI SIAMO ALLA FOLLIA!!! Bollinati come “nocivi” Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, salumi e olio d’oliva, promosse come “sane” ben note bevande zuccherate. La Lega farà le barricate, l’unico “semaforo rosso” utile è quello per fermare questi matti.

L’articolo de Il Giornale, che trovate nell’edizione cartacea di oggi a pagina 4 con il titolo «Nuova mina sul governo: il dossier segreto Ue letale per il Made in Italy», sostiene che l’Europa voglia promuovere prodotti come la Cosa Cola bocciando gli insaccati e i formaggi italiani. Come? Utilizzando il sistema francese conosciuto con il nome di «Nutri-score» adottato in alcuni paesi europei come Spagna, Belgio, Svizzera, Germania e a breve anche dai Paesi Bassi.

Il sistema «Nutri-score»

Il sistema di etichettatura nutrzionale «Nutri-score» nasce in Francia a seguito di una modernizzazione legislativa del sistema sanitario cominciata nel gennaio 2016. Pensato nell’ottica di facilitare la scelta dei consumatori nel valutare i prodotti sulla base dei valori nutrizionali, con una misurazione a colori che variano dal verde al rosso.

Il logo è stato progettato dalla Public health france a seguito di una richiesta della Santé publique France. Tutto questo a seguito di una consultazione tra i vari attori coinvolti nel tema dell’alimentazione: consumatori, produttori, distributori, scienziati alimentari, eccetera.

I punteggi dai quali si ottiene la valutazione.

Il punteggio «Nutri-score» è determinato dalla quantità di elementi considerati “sani” e “non sani”. Si ottengono, dunque, punteggi negativi se i valori energetici, i grassi saturi, lo zucchero e il sodio sono presenti in elevate quantità. Si ottengono, invece, punteggi positivi se ci sono alti livelli di frutta, verdura, noci, oli di oliva, colza, fibre e proteine.

I prodotti selezionati per l’articolo

Nell’articolo viene proposta una grafica con gli alimenti che sarebbero “bocciati” dal sistema «Nutri-score» mentre altri, come la Pepsi, la Coca Cola e la Red Bull, sarebbero “promossi”.

La grafica pubblicata da Il Giornale. La fonte è Coldiretti.

Facciamo attenzione perché il sistema «Nutri-score» viene dato non al prodotto generico, ma specifico. Per intenderci, la valutazione viene data sul prodotto stesso come nel caso di Pepsi Light o Coca Cola Zero, non sulla Pepsi e la Coca Cola in generale. Ecco la valutazione fornita dal servizio online Openfoodfacts per la Coca Cola classica, nello specifico quella contenuta in lattina da 15 cl:

Una bocciatura totale, dovuta al fatto che il contenuto di zuccheri è in elevata quantità. Troppa, secondo la valutazione del sistema francese. Per la Coca Cola Zero il discorso è diverso:

Il Made in Italy in pericolo? Proviamo!

Siccome dobbiamo cercare i prodotti specifici possiamo provare, ad esempio, con la pasta italiana e in questo caso la Barilla:

Il punteggio è un “verde A pieno”, il cosiddetto punteggio massimo di qualità. Osserviamo ora un prodotto di marca francese, come ad esempio i Bouton Or Baguette Sesam della Bouton d’Or:

Una bocciatura, un “D arancione” come quello fornito ad esempio la Gorgonzola – nell’esempio quella venduta da Lidl – avendo elevate quantità di grassi, di acidi Grassi saturi e di sale. Tutti elementi che, se abusati, possono far male.

Il sito Open Food Facts

Open food facts è anche una App per cellulari che potremmo definire una sorta di “Wikipedia alimentare”, dove tutti i consumatori sono invitati a contribuire segnalando i valori nutrizionali presenti nelle etichette dei prodotti alimentari, escluse le bevande alcoliche. Il loro database è stato sviluppato coi finanziamenti di Public health france ed è ospitato sui server messi a disposizione dalla Free Foundation.

Troviamo per ogni alimento due metodi di valutazione: uno basato sul livello di elaborazione (dove il verde indica una dicitura scientificamente discutibile: «palm oil free»); l’altro sulla qualità nutrizionale (dove il verde indica l’assenza di zuccheri e il rosso grassi in elevata quantità).

La dieta mediterranea a rischio?

Questi valori però non suggeriscono direttamente se l’alimento è salutare o meno. Noi potremmo nutrirci di alluminio (metallo privo di zuccheri, grassi… e olio di palma), non di meno staremmo comunque consumando una sostanza nociva.

Seguire una dieta – come quella mediterranea – significa tener conto dell’equilibrio tra le varie componenti nutrizionali, in un contesto alimentare molto ampio, che va dai vegetali alla carne; non basta prendere un alimento in sé, va invece valutato in relazione a tutti gli altri e allo stile di vita.

Conclusioni

Facciamo notare che non sembra esserci un interesse politico contro gli alimenti italiani o in favore di note bevande. Come abbiamo visto, Il Giornale fa l’esempio della Coca Cola riportando screen dove si vedono però lattine di bevande «light» o «senza zucchero», mentre possiamo vedere che quelle con alti livelli di zuccheri sono classificate in rosso.

Inoltre, se il Pecorino romano piange, anche il Brie francese non ride, mentre la pasta Barilla viene valutata positivamente. Come spiegato molto bene da Il fatto alimentare, l’Italia ha proposto a livello europeo un sistema di valutazione differente, detta «a batteria», dove si indicano i valori nutrizionali in percentuale, senza l’uso dei colori, relativamente alle singole porzioni decise dai produttori.

L’idea è controversa perché ritenuta troppo complicata, punto. Non c’è un complotto volto a valutare pessimamente i prodotti italiani.

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