Doping, la Russia è stata bandita dalle Olimpiadi per i prossimi quattro anni. L’accusa: «Mosca ha manomesso i dati»

Gli atleti russi potranno partecipare ai Giochi in Giappone solo sotto bandiera “neutrale”

La Russia è stata esclusa per i prossimi quattro anni da tutti gli eventi sportivi internazionali e i Giochi Olimpici dopo lo scandalo del “doping di Stato”. I vertici dell’esecutivo della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, deciderà oggi a Losanna sulla richiesta di sospensione che finora non è mai stata presa nei confronti di nessuna nazione. Lo scorso 25 novembre, il Comitato revisore dell’agenzia aveva già anticipato l’esito della riunione di oggi, che a partire dai media americani si dà per scontata: «L’agenzia antidoping russa Rusada non ha rispettato l’obbligo di fornire una copia autentica dei dati di laboratorio di Mosca». Lo scandalo doping in Russia aveva coinvolto più di mille atleti nei diversi sport olimpici invernali ed estivi, soprattutto nell’atletica leggera. Proprio in questa disciplina, la Russia è già stata sospesa dal novembre 2015. Il comitato esecutivo della WADA ha preso la decisione dopo aver concluso che Mosca ha manomesso i dati di laboratorio con prove false ed eliminando i file collegati a test antidoping positivi che avrebbero potuto aiutare a identificare i dopati.


La condanna

La condanna della Wada stabilisce che la Russia, nel periodo stabilito, non potrà ospitare o concorrere all’assegnazione d’importanti tornei sportivi internazionali. Il Comitato Esecutivo della WADA ha anche stabilito che i funzionari statali russi, nonché i funzionari del Comitato Olimpico Russo (ROC) e del Comitato Paralimpico Russo (RPC), sono stati banditi dal partecipare a tutti i maggiori tornei sportivi internazionali, sempre per un periodo di quattro anni. Già dall’esplosione dello scandalo “doping di Stato” nel 2015, gli atleti russi non hanno partecipato alle ultime due Olimpiadi e il Paese è stato privato completamente della sua bandiera ai Giochi invernali di Pyeongchang dell’anno scorso, come punizione per aver insabbiato il doping di Stato ai Giochi di Sochi del 2014. Mosca ha ammesso i problemi ma ha negato l’accusa di aver organizzato il doping di Stato.


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