Omicidio Sacchi, l’amico Munoz sul ruolo di Luca nella trattativa: «Anastasia gli ha detto “Tutto a posto”. Lui ha annuito»

Era stato Luca a chiedere all’amico di raggiungerlo la sera del delitto. E quando Anastasia si è allontanata con lo zaino rosa in spalla: «Lui ne era certamente consapevole», ha detto Munoz agli inquirenti

Luca Sacchi potrebbe aver avuto un ruolo più attivo di quanto finora emerso nella trattativa per la compravendita di una partita di droga la sera del 23 ottobre scorso, quando il 24enne è stato ucciso vicino al pub John Cabot alla Caffarella a Roma.


Nelle ultime dichiarazioni fatte da Marino Munoz agli inquirenti, l’amico di Sacchi ha ricostruito la sera dell’omicidio, a partire dall’invito che il personal trainer gli ha fatto per raggiungerlo al pub John Cabot con un messaggio su Signal.


La prima versione raccontata da Munoz su quel che accadde prima del delitto ricalca quella già riferita ai carabinieri, ma non convince gli inquirenti, che anzi lo avvertono dei rischi che il ragazzo corre rilasciando al pm false dichiarazioni.

Solo allora, Munoz chiarisce che al suo arrivo via Latina c’era Luca Sacchi da un lato della strada, dall’altro Giovanni Princi in compagnia di due persone a poca distanza da loro, due diversi da chi ha poi aggredito e ucciso Sacchi. Munoz e i due fidanzati si sono spostati verso una fontanella, Princi li ha salutati dicendo di rivedersi più tardi.

A quel punto Anastasia si è allontana con lo zaino in spalla, dopo aver detto qualcosa a Luca che Munoz dice di non aver sentito: «Luca – dice Munoz – era certamente consapevole dell’allontanamento della fidanzata».

Pochi minuti dopo, Anastasia è tornata, dice Munoz, e ha detto a Luca: «Tutto a posto». Sacchi non ha parlato, ma «ha annuito con la testa». Munoz non ha fatto domande e sono andati verso una panchina.

I sospetti dell’amico

Munoz aveva avuto il sospetto che quella sera ci fosse qualcosa di strano tra Luca, Anastasia e Giovanni Princi: «qualcosa di poco lecito e, come da mia abitudine – ha aggiunto Munoz al pm – ho preferito farmi i fatti miei».

Dopo tutto quello che emerso nei giorni successivi il delitto, Munoz si è sempre più convinto che quella sera «Luca, Anastasia, Princi, i due soggetti conosciuti da quest’ultimo e probabilmente i due aggressori, avessero concordato una cessione o l’acquisto di sostanze stupefacenti. non penso proprio – ha aggiunto Munoz – che nella nostra passione delle moto qualcuno abbia fatto traffico di moto o parti di esse, rubati. Anzi lo escludo», dicendosi completamente estraneo da quelle attività.

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