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PopBari, M5s irritato per il commissario scelto da Bankitalia: coinvolto nel crac?

16 Dicembre 2019 - 14:17 Alessandro Parodi
In un lungo documento la Banca centrale replica all'accusa, arrivata nei giorni scorsi da parte di Luigi Di Maio, di non aver vigilato sulla crisi dell'istituto barese

Dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri di ieri sera del decreto per il salvataggio della Banca Popolare di Bari non si placano le polemiche sulla gestione dell’Istituto e sul commissariamento da parte di Bankitalia. Dal fronte pentastellato del governo voci interne attaccano: «La nomina di Antonio Blandini a Commissario della Popolare di Bari ha provocato forte irritazione nel M5S. Bankitalia ha scelto come commissario il professore universitario che, in passato, era stato indicato dalla stessa autorità come membro del comitato di sorveglianza nel commissariamento di Tercas. Ci si chiede come Blandini possa valutare, con oggettività, i problemi arrecati ai conti della BpB dalla fusione con Tercas».

Era stato il capo politico del M5S, nei giorni scorsi a chiedere chiarimenti alla Banca d’Italia sui controlli effettuati negli ultimi anni. Di Maio aveva detto: «Vogliamo sapere da chi doveva sorvegliare cosa è emerso in questi anni. Quante sono state le ispezioni di Bankitalia negli ultimi tre anni? Vogliamo sapere chi ha prestato soldi e a chi». Dalla banca centrale è arrivato oggi la ricostruzione dell’attività di controllo sulla banca barese, in particolare proprio sull’acquisizione di Tercas (la Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo).

Una vicenda lunga 10 anni, quella della crisi di PopBari, e che ora rischia, secondo il giudizio di Bankitalia, di trasformarsi in una vera e propria catastrofe per l’economia, a partire da quella locale. Se la Popolare di Bari venisse liquidata, le ricadute «sarebbero assai rilevanti», sostiene la Banca d’Italia.

Secondo la ricostruzione cronologica della Banca d’Italia già un primo accertamento ispettivo nel 2010 si concluse con una valutazione «parzialmente sfavorevole». Poi una ventina di passaggi e verifiche, con «continui scambi informativi con la Consob», «numerose e continue interlocuzioni con l’autorità giudiziaria» e «l’aggravamento della situazione aziendale della Banca Popolare di Bari più volte portata all’attenzione anche del ministro dell’Economia, con lettere del 27 febbraio, 23 maggio, 2 ottobre e 26 novembre».

Per quanto riguarda Tercas, nel documento di approfondimento si chiarisce inoltre che «il coinvolgimento della BPB nell’operazione di acquisizione del gruppo Tercas si configura come un intervento di “salvataggio” volto alla salvaguardia dell’interesse dei depositanti e al rilancio commerciale del gruppo abruzzese». Bankitalia ricorda «l’autorizzazione all’acquisizione data nel 2014, l’apposita due diligence (l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relative alla trattativa, ndr) realizzata», ma anche le decisioni dell’Ue che «ritardarono però i tempi di integrazione tra la BPB e Tercas, con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti».

La cronologia stilata dalla Banca d’Italia nel dettaglio

Nel 2010 dopo la prima ispezione si manifestano «carenze nell’organizzazione e nei controlli interni sul credito».

Primi interventi. Nel 2011-12 faro della vigilanza «sull’efficacia e funzionalità del sistema dei controlli interni» e richiamo «all’esigenza di rafforzare i presidi” sui “rischi di liquidità e compliance». Richiesta un’indagine sull’Internal Audit.

Nel 2013 nuovi accertamenti ispettivi sul rischio di credito. Le verifiche «mettono in luce progressi» ma «viene peraltro evidenziato il permanere di alcune aree di debolezza». Si chiede un piano. Poi «in considerazione degli interventi posti in essere(…)» vengono rimossi i provvedimenti restrittivi.

Nel luglio 2014 «la Banca d’Italia autorizza Bpb ad acquisire il controllo di Banca Tercas; al fine di garantirne la sostenibilità, l’intervento viene accompagnato da un contributo di 330 milioni alla Bpb da parte del Fondo Interbancario». Viene fatta una specifica due diligence. Il coinvolgimento della Bpb nell’operazione si configura come un intervento di salvataggio, di salvaguardia dei depositanti e rilancio della banca volto alla salvaguardia dell’interesse dei depositanti e al rilancio commerciale del gruppo abruzzese.

Primavera del 2015: l’intervento del Fitd viene contestato dalla Commissione Europea «per la sua presunta configurabilità come aiuto di Stato». L’intervento viene sostituito ma si ritardano i tempi di integrazione «con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti». Poi «solo nel 2019 il Tribunale dell’Unione annulla la decisione UE sugli aiuti a Banca Tercas». La Commissione europea si appella. In connessione con la riforma delle banche popolari «l’Assemblea dei soci (…) delibera la riduzione da 9,53 euro a 7,5 euro del valore delle azioni; ne seguono un malcontento della base sociale e richieste di vendita delle azioni».

Nei primi mesi del 2016 la Banca d’Italia richiede un’indagine sulle eventuali connessioni tra finanziamenti e sottoscrizioni delle suddette nuove azioni e obbligazioni (fenomeno delle cosiddette “operazioni baciate”). Giugno 2016. Nuova ispezione «mirata ai profili di adeguatezza patrimoniale e del credito»: giudizio “parzialmente sfavorevole”. Viene rilevato «che l’azione di indirizzo e controllo dell’Organo amministrativo e dell’Esecutivo della Capogruppo non è stata pienamente adeguata ad affrontare le accresciute complessità derivanti, tra l’altro, dall’ampliamento del perimetro operativo conseguito con l’acquisizione del gruppo Tercas. Non emergono significative evidenze di operazioni “baciate”». Scattano anche segnalazioni alla Consob che poi comminerà una multa da 2 milioni.

Nel dicembre 2016, per effetto delle Ordinanze del Consiglio di Stato che sospendono l’attuazione della riforma delle banche popolari, si interrompe il processo di trasformazione della Bpb in società per azioni. Viene quindi meno una condizione importante per raccogliere capitale di rischio.

Con lettera contestuale del 15 marzo 2017 «la Vigilanza sottolinea che la Bpb ha bisogno di un rafforzamento patrimoniale e della governance con l’ingresso di elementi con specifiche competenze in materia bancaria e finanziaria; invita inoltre il Presidente a dar corso ai propositi di rassegnare le proprie dimissioni». Nuova richiesta di rafforzare il comparto creditizio e contenere i costi, che viene ribadita anche dopo.

Nei primi mesi del 2018, la banca elabora alcuni progetti alternativi di trasformazione societaria e ipotesi di integrazione con altre popolari “less significant” operanti nel centro-sud. Le analisi effettuate dalla vigilanza evidenziano tuttavia i rilevanti rischi legali di questi progetti pertanto accantonati. In varie occasioni nel corso dell’anno la banca comunica contatti con investitori potenzialmente interessati. Seguono diversi incontri con i vertici della banca, nei quali la vigilanza ribadisce la necessità di una ricapitalizzazione

Nel 2018 il processo di trasformazione societaria attraversa fasi alterne. Si accelera il deterioramento della situazione aziendale: il primo semestre si chiude con un rosso di 140 mln. Novembre 2018, Bankitalia evidenzia «l’inadeguatezza del percorso di ristrutturazione aziendale» e chiede notizia su «progressi nel progetto di integrazione con altre banche popolari». Faro anche sugli accantonamenti sulle esposizioni nei confronti dei maggiori gruppi affidati. L’esercizio 2018 si chiude con una perdita consolidata di 430 milioni.

All’inizio del 2019 emergono forti conflittualità tra Presidente e l’ad. «Si determina un vero e proprio stallo gestionale». Nel giugno 2019 la Banca d’Italia avvia una procedura sanzionatoria amministrativa nei confronti dell’intermediario e di alcuni dirigenti ed ex dirigenti, per carenze nei controlli. Nella prima metà del 2019, in numerosi incontri “la Vigilanza sottolinea agli esponenti aziendali la necessità di preservare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca”. Chiede esponenti autorevoli nel Cda, che si rinnova parzialmente a fine luglio 2019.

Il 18 giugno 2019 vengono avviati presso la capogruppo accertamenti ispettivi di vigilanza a spettro esteso. L’ispezione si concentra in una prima fase sul ricambio della governance, avvenuto a fine luglio, per poi passare all’analisi della qualità del credito. I risultati, ufficializzati a dicembre, evidenziano l’incapacità della nuova governance di adottare con sufficiente celerità ed efficacia le misure correttive necessarie per superare la stasi operativa e riequilibrare la situazione reddituale e patrimoniale della BPB. Emergono inoltre gravi perdite patrimoniali che portano i requisiti prudenziali di Vigilanza al di sotto dei limiti regolamentari.

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