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Palermo, Gesù bambino è nero alla messa di Natale: l’arcivescovo e il parroco spiegano il perché

26 Dicembre 2019 - 09:28 Redazione
«Questo Bambinello vuole provocare una riflessione contro tutte le forme di razzismo», ha detto il parroco

​Quest’anno il Bambinello nella cattedrale di Palermo è una scultura proveniente dalla Tanzania. Un dono utilizzato in questo Natale 2019 per aiutare ad accettare la sfida dell’accoglienza e della protezione dei migranti che arrivano sulle coste siciliane.

A spiegare la scelta è stato Filippo Sarullo, parroco della cattedrale. «Questo Bambinello vuole provocare una riflessione contro tutte le forme di razzismo, e aiutare a comprendere che la diversità arricchisce reciprocamente e che non può esserci futuro senza l’integrazione delle diversità».

Il Bambinello è stato portato in processione da una coppia vera (moglie cubana, marito italiano) durante la Messa della Notte, presieduta dall’arcivescovo Corrado Lorefice.

Il messaggio dell’arcivescovo: «Restiamo umani»

Accanto al presepe tradizionale, nella cattedrale è stata allestita una raccolta di presepi di provenienza da tutto il mondo. Tra questi c’è anche quello che l’artigiano lampedusano Franco Tuccio ha realizzato con il legno dei barconi dei migranti approdati sull’isola, i cui personaggi sono rivestiti con i teli termici.

«Gesù è venuto a rischiarare il mondo amato da Dio Padre», ha detto nella sua omelia di Natale l’arcivescovo Lorefice. «La casa comune abitata dall’unica famiglia umana nella creativa e feconda contaminazione dei popoli, delle lingue e delle culture». ​

«Natale ci ricorda che dobbiamo ripartire dall’essere umano», ha detto ancora Loreficie. «Noi non possiamo avere altra via per rimanere umani, per alimentare la fede cristiana e condividerla in questo nostro tempo che conosce il travaglio della custodia del volto autentico dell’uomo».

L’arcivescovo ​ha infine citato il padre spirituale del monastero di San Macario in Egitto, Matta El Meskin, per dire che il mondo «è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande».

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