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Traffico di neonati, nello scandalo armeno c’è anche l’Italia: decine i bimbi arrivati con una rete criminale

28 Dicembre 2019 - 10:19 Redazione
Almeno 30 bambini sarebbero stati adottati (o comprati) da cittadini italiani attraverso questa rete criminale

«Una mafia più ricca e potente di quella della droga». È così che Marat Kostanyan – avvocato di Syuzan Patvakanyan, una donna armena alla ricerca da vent’anni della figlia sottratta subito dopo il parto – ha commentato l’inchiesta-scandalo sul raggiro subito da decine di madri in Armenia. Donne che sarebbero state costrette a portare a termine la gravidanza nonostante la loro contrarietà.

Come funzionava il traffico criminale

Alle donne incinte veniva detto che la figlia o il figlio appena dato alla luce presentava gravissime malformazioni e che necessitava di cure continue e costose. 

In seguito, attraverso pesanti pressione psicologiche che facevano leva sull’impossibilità di potersi prendere cura adeguatamente dei neonati gravemente malati, con la complicità di medici e personale sanitario, i genitori dei piccoli venivano raggirati a tal punto che venivano costretti a firmare documenti per dare i propri figli in adozione

Una volta firmata la documentazione, i neonati venivano trasferiti negli orfanotrofi in cui si organizzavano adozioni legali anche «da parte di cittadini della Repubblica italiana, che di fatto prendevano in custodia i piccoli», secondo quanto riferito dalla polizia. 

A far scattare le indagini è stato il numero di adozioni dei bambini armeni all’estero, dopo che il ministero del lavoro armeno ha notato che in alcuni casi venivano preferite alle adozioni in patria, il che va contro le convenzioni internazionali. 

«Lo scopo per cui i bambini sono stati adottati o sono caduti nelle mani di trafficanti di organi non è ancora chiaro – ha aggiunto la polizia armena -. Per questo caso è stata già attivata una Commissione apposita e incaricata di ulteriori investigazioni».

Secondo i servizi segreti armeni, almeno 30 bambini sarebbero stati adottati (o comprati) da cittadini italiani attraverso questa rete criminale.

La testimonianza di Syuzan Patvakanyan, alla ricerca della figlia sottratta 20 anni fa

Tra le vittime di questo raggiro ci sarebbe anche Syuzan Patvakanyan, una donna armena 35enne che, 20 anni dopo il parto, è ancora alla ricerca della propria figlia Stella. 

«Partorii una bambina sana nell’Armenia medical center. Mi hanno imposto di abbandonarla, dicevano che aveva problemi di salute. Mi hanno dato un foglio bianco e mi hanno fatto scrivere che rinunciavo a lei», ha raccontato la donna ad Afp.

Poi le è stato dato l’indirizzo di un orfanotrofio nella città di Gyumri e le è stato detto che sua figlia si trovava lì, ma in realtà della bambina non vi era traccia e la donna è ancora alla ricerca dopo tanti anni. Andando a ritroso nella tempo, la donna in lacrime ricorda: «Ci siamo poi resi conto che la bambina ancora in fasce era stata venduta proprio fuori dall’ospedale».

L’avvocato di Patvakanyan, Marat Kostanyan, lancia durissime accuse verso questo sistema e verso chi ne faceva parte: «La rete criminale era vasta e coinvolgeva funzionari e poliziotti di alto rango, nonché personale dei reparti di maternità e orfanotrofi».«Questa mafia – chiosa Kostanyan – ha trasformato il Paese in un incubatore per la produzione di bambini».

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Foto copertina: Ansa / Epa / Zsolt czegledi Hungary Out

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