M5s, la resa dei conti per 30 parlamentari “morosi”: nuove espulsioni? Oggi decidono i probiviri

E intanto il Movimento perde un altro pezzo, con l’addio del deputato catanese Ottavio Cappellani

L’appuntamento è alle 14 di oggi: a riunirsi saranno i tre probiviri del Movimento 5 Stelle – la ministra della Funzione Pubblica Fabiana Dadone, il consigliere regionale Jacopo Berti, padovano, e Raffaella Andreola, anche lei veneta e consigliera comunale a Villorba, Treviso. Una prima riunione con i capigruppo Davide Crippa e Gianluca Perilli e con il Comitato dei garanti per fare il punto della situazione e stilare la lista ufficiale dei morosi del Movimento 5 Stelle in vista poi dell’assemblea di tutti i parlamentari grillini con il capo politico Luigi Di Maio. Assemblea che dovrebbe tenersi giovedì, giacché oggi il ministro degli Esteri è volato a Bruxelles per un incontro urgente tra i ministri degli esteri di Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia sulla doppia emergenza Usa-Iran e Libia. E domani è atteso al Cairo per un vertice sugli stessi temi. I parlamentari in arretrato con le restituzioni di denaro dovrebbero essere una trentina, di cui dieci a rischi espulsione. Dopo l’incontro di oggi, dovrebbero avere ancora alcuni giorni per mettersi in regola. Capitolo a parte sarà quello della chiusura, più in là, del bilancio sui versamenti alla piattaforma Rousseau: 300 euro al mese che i parlamentari si impegnano a versare al momento della candidatura.


Il Movimento perde pezzi. Ancora

Il Movimento Cinque Stelle nel frattempo continua a perdere pezzi. Questa volta a lasciare è il deputato Ottavio Cappellani, catanese. Secondo il quotidiano La Sicilia avrebbe inviato la lettera di dimissioni dal movimento ieri sera. «Quanto scrivo è doloroso a me per primo. Non avrebbe senso rimanere in una squadra in cui non ci si riconosce più», scrive Cappellani, il cui nome figurava nella lista nera per la restituzione dei rimborsi. Cappellani parla di una «profonda frustrazione multipla»: «non potere rappresentare il termine di cui ci fregiamo (portavoce) e di non potere più rispondere ai territori per non minare gli equilibri di questo o quel governo». «Ci siamo imborghesiti, siamo finiti in una spirale di autoreferenzialità». E ancora: «Quando sento la frase ‘pugno di ferro’ rabbrividisco», dice riferendosi alla gestione del Movimento. «Porte aperte alle persone di buona volontà che si sentono tradite da Grillo e Di Maio», continua nel frattempo a ripetere Matteo Salvini. Mentre l’ex direttore della leghista Padania Gianluigi Paragone, senatore ormai ex Cinque Stelle sfida esplicitamente il suo ex capo politico Di Maio: «Fai votare gli iscritti su Rousseau in merito alla mia espulsione. O hai paura?».


In bilico

Secondo quanto ricostruisce la Repubblica, i vertici 5 Stelle hanno deciso che le sanzioni disciplinari previste per i ‘morosi’ «saranno proporzionali ai mesi di ritardo» nei bonifici. Una decina sarebbero quindi i parlamentari a rischio della sanzione più grave, l’espulsione. Al netto dei dieci giorni che dovrebbero essere messi a disposizione dopo oggi per “ravvedersi”. È esplicita ormai la protesta della deputata calabrese, Dalila Nesci. «Combatto ogni giorno le mafie, figuriamoci se ho paura dei probiviri», grida su Facebook. Nesci aveva avanzato la propria candidatura per l’appuntamento elettorale del 26 in Calabria, senza l’ok dei suoi vertici. Dissidente (sui rimborsi) anche il senatore Michele Giarrusso: non rendiconta, spiega, «perché i soldi gli servono per le cause legali correlate all’attività politica». A rischio anche il cagliaritano Andrea Vallascas, deputato. Non versa più i soldi, scrive l’Unione Sarda, perché sta mettendo in atto uno “sciopero bianco” a causa della scarsa trasparenza del M5S.

In copertina la ministra Fabiana Dadone. ANSA/Filippo Attili Chigi Ufficio Stampa

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