Segre al Parlamento Europeo: «Il razzismo e l’antisemitismo sono insiti nei poveri di spirito»

«Arrivano sempre i momenti storici più adatti per voltarsi dall’altra parte», ha detto la senatrice, sopravvissuta all’Olocausto. «E tutti quelli che ne approfittano trovano il terreno adatto per farsi avanti»

Oggi, mercoledì 29 gennaio, al Parlamento europeo si è commemorato il 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz con una cerimonia in memoria di tutte le vittime dell’Olocausto. Su invito del Presidente David Sassoli, il 29 gennaio, alle ore 15.00, la senatrice italiana Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, ha preso parola davanti all’assemblea.


«È un’emozione entrare in questo Parlamento europeo dopo aver visto all’ingresso le bandiere colorate di tanti Stati affratellati. Non è stato sempre così», ha detto Segre. «Mi hanno fatto ricordare quella voglia che avevo di trovare una parola comune con le altre detenute».


«Il 27 gennaio avevo 13 anni – ha raccontato la senatrice – ed ero schiava in una fabbrica che faceva munizioni per mitragliatrici. Io non sono stata liberata il 17 gennaio, ma facevo parte di quel gruppo di più di 50mila prigionieri ancora in vita a cui fu ordinato di cominciare la “Marcia della morte“, che durò mesi. Nella marcia della morte non potevamo appoggiarci a nessuno, chi ti era accanto si trascinava con i piedi nella neve, e se si fermava veniva ucciso».

«Ma la forza della vita è straordinaria – ha continuato Segre – Questa bisogna trasmettere ai giovani oggi, che sono mortificati dall’assenza di lavoro e dai vizi dei loro genitori molli. Noi non volevamo morire, eravamo pazzamente attaccati alla vita qualunque fosse».

Segre ha poi parlato dell’antisemitismo e del razzismo che ancora oggi si vivono nella società e che si manifestano quotidianamente. «La gente mi chiede come mai ancora si parla di antisemitismo? Io rispondo: perché c’è sempre stato. Razzismo e antisemitismo sono insiti nei poveri di spirito. E arrivano sempre i momenti storici più adatti per voltarsi dall’altra parte e pensare che le cose non ci riguardano. E tutti quelli che ne approfittano trovano il terreno adatto per farsi avanti».

«I ricordi non mi danno pace – ha concluso Segre – Anche oggi fatico a ricordare, ma mi è sembrato un grande dovere accettare questo invito, per ricordare il male altrui. Che la farfalla gialla disegnata dalla bambina di Teresin voli sempre sui fili spinati».

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