Governo, oggi inizia la «fase due»: i nervi scoperti tra M5s, Pd e Italia Viva dopo il terremoto delle Regionali

Crisi industriali, politiche economiche, giustizia, tensioni geopolitiche e una nuova legge elettorale: il governo ha una lunga lista di compromessi da raggiungere per sperare di arrivare al traguardo del 2023

Che la Lega abbia subito o meno una pesante sconfitta nelle elezioni regionali in Emilia-Romagna è suscettibile di interpretazioni: c’è chi sostiene di sì, visto risorse e impegno profusi da Matteo Salvini in campagna elettorale, c’è chi sostiene che il 32% ottenuto dalla Lega nella regione più rossa d’Italia sia comunque un ottimo risultato. Se c’è, invece, un dato che non si può negare, è la dissoluzione del Movimento 5 stelle nella regione: cinque anni fa, nella stessa tornata elettorale, i grillini raggiunsero il 13,3%. Oggi il loro consenso si è eroso scendendo al 4,7%.


Se il risultato delle elezioni respinge ogni tentativo di «spallata» del centrodestra al governo nazionale, d’altro canto scompiglia gli equilibri tra i partiti di maggioranza. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontrerà le forze che sostengono l’esecutivo – aveva già annunciato, lo scorso dicembre, una verifica di governo – per rilanciare l’attività legislativa della maggioranza, rimasta inchiodata nei primi tre mesi dell’esecutivo all’elaborazione di una legge di Bilancio che disinnescasse le clausole Iva.


Superato lo scoglio della manovra economica, recepita dalla Commissione europea senza patemi, superato lo scoglio delle elezioni in Emilia-Romagna, che in qualche modo legittimano la maggioranza – soprattutto il Partito democratico – a restare alla guida del Paese, adesso i nodi da sciogliere si moltiplicano e si allargano insieme. Ma la discussione, o «fase due», tra Pd, M5s, Italia Viva e Liberi e uguali dovrà tenere conto dei nuovi rapporti di forza nella maggioranza.

5 Stelle in crisi

Il Pd è in lenta ripresa di consensi a livello nazionale, il M5s è sull’orlo del baratro. Non si tratta solo della pessima figura fatta tanto in Emilia-Romagna quanto in Calabria. Il 22 gennaio Luigi Di Maio, dopo ventotto mesi da capo politico del Movimento, si è tolto la cravatta: «Deve finire l’epoca in cui alcuni stanno nelle retrovie e vengono al fronte solo per pugnalare alle spalle rilasciando un’intervista o mettendo un post su Facebook», ha dichiarato, lasciando il posto al reggente Vito Crimi.

Renzi incalza

Se i 5 stelle sono ai minimi storici per fiducia dei cittadini, c’è un altro rapporto politico che non brilla certo per confidenza e serenità. Matteo Renzi e Italia Viva non perdono occasione per strigliare il governo su qualunque cosa: «Il governo deve darsi una mossa, deve cambiare marcia, deve cambiare passo, la ricreazione è finita», ha dichiarato Renzi subito dopo il voto emiliano-romagnolo. Conte, per adesso incassa. In futuro, visto che persino Nicola Zingaretti lo vede come possibile guida di nuovo centrosinistra, chissà.

I temi di Conte

La verifica di governo voluta dal presidente del Consiglio andrà a sottolineare attriti e nuovi rapporti di forza. L’idea di Conte è formulare un calendario di incontri con i vari partiti di maggioranza e istituire dei tavoli di lavoro sui provvedimenti da approvare nei prossimi mesi. «Si parte dai 29 punti del programma – ha detto Conte, per anticipare la “fase due” -. Le aree tematiche su cui dobbiamo correre sono taglio delle tasse, lotta all’evasione fiscale, green new deal ed economia sostenibile».

Il Movimento sul filo del rasoio

Programmare in schemi più rigidi l’attività di governo servirà all’esecutivo a raggiungere il traguardo temporale del 2023 e a tamponare la perdita di parlamentari che abbandonano il M5s per andare a infittire le schiere del gruppo misto o, più grave, della Lega. Al posto di Di Maio, come capo delegazione, è stato scelto Alfonso Bonafede. L’ha spuntata il ministro della Giustizia, ritenuto vicino a Di Maio: secondo fonti interne del Movimento, in competizione fino all’ultimo per la carica con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, più prossimo alle posizioni di Conte.

Le discussioni più calde

La decisione di affidare l’incarico a Bonafede porta con sé un altro significato: il Movimento non è morto e proverà a difendere le sue posizioni sulla prescrizione e sul reddito di cittadinanza. Anche se i temi d’affrontare e su cui far valere le proprie posizioni per cercare un compromesso sono tantissimi. A partire dalle crisi industriali di Alitalia, Ilva, Popolare di Bari. Passando per le misure economiche, quindi cuneo fiscale, riforma dell’Irpef e Quota 100. Politica estera e le crisi in Iraq e Libia. E, infine, la madre di tutte le discussioni parlamentari: la legge elettorale, un’arma a doppio taglio quando formulata solo da alcune forze politiche per svantaggiarne altre.

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