Coronavirus, in Italia schizzano le vendite di mascherine. Il Giappone finanzierà chi le produce

Per avere nuove scorte disponibili saranno necessari tra i 4 e i 6 mesi. Intanto, il governo giapponese fornirà assistenza finanziaria alle aziende che intendono investire nella produzione

Non solo un’epidemia ma un business da introiti stellari. Il Coronavirus ha comportato un incremento sensibile nella vendita di mascherine e igienizzanti: a gennaio è stato registrato un aumento del +427%, soprattutto nel centro Italia. Gli acquisti di mascherine si sono quadruplicati rispetto a prima del 20 gennaio, passando da un fatturato di 42mila a 180mila euro. Nella settimana del 27 gennaio le vendite sono schizzate, con un aumento del 113% e un fatturato di 385mila euro. Il prezzo qui è costante, mentre “nel mondo costano anche 20 volte di più”, dice l’Oms che chiede di evitare l’accaparramento selvaggio. Le scorte globali si stanno esaurendo.


Tempi e costi

I rifornimenti arriveranno, ma ci vorrà del tempo: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ci vorranno fino a quattro, sei mesi. Perché le scorte non abbiano vita troppo breve, saranno esclusi dall’acquisto delle mascherine tutti coloro che non ne hanno un reale bisogno – questo anche per preservare una fornitura continua per medici e paramedici. Dai dati forniti da Iqvia – multinazionale che si occupa di informazioni in ambito sanitario e farmaceutico – l’aumento di vendite è evidente su tutto il territorio nazionale.


Al Sud e nelle isole le vendite di mascherine sono aumentate da 35mila euro nella settimana del 20 gennaio a 122mila euro nella settimana del 27 gennaio, con un incremento del 250%. Mentre nelle altre aree l’aumento maggiore c’è stato nella settimana precedente: nel Nord ovest si è passati da 13mila nella settimana del 13 gennaio a 62 mila nella settimana del 20 gennaio (+377%). Nel Nord-Est da 8mila euro nella settimana del 13 gennaio a 33mila nella seguente (+313%), al Centro da 9mila a 50 mila (+427%).

La vendita di igienizzanti per le mani nella settimana del 27 gennaio è cresciuta del 328% rispetto alla settimana precedente, con un fatturato totale di 561mila euro. Nel periodo da novembre a metà gennaio, il fatturato medio settimanale di questi prodotti era di 68 mila euro. Anche per quanto riguarda questi prodotti gli aumenti riguardano tutto il territorio nazionale.

I maggiori aumenti si hanno nella settimana del 27 gennaio: al Nord Ovest +298% a 151 mila euro, nel Nord-Est +290% a 86 mila euro, al Centro +412% a 191 mila euro e al Sud e isole +291% a 133 mila euro. I prezzi medi sono sostanzialmente stabili. La raccomandazione dell’Istituto superiore di sanità è quella di scegliere prodotti igienizzanti per le mani che abbiano almeno il 60% di alcol.

Intanto, in Giappone

Vista l’impennata delle vendite delle mascherine che ha inevitabilmente portato entrate non sottovalutabili, il governo giapponese fornirà assistenza finanziaria alle aziende che intendono investire nella produzione. Il piano è stato comunicato dal capo di Gabinetto Yoshihide Suga, spiegando che incentivi fino a 30 milioni di yen – circa 250 mila euro -, verranno resi disponibili per ogni linea di produzione. La decisione nel paese del Sol Levante arriva dopo l’invito dell’esecutivo di fine gennaio alle grandi aziende manifatturiere di accelerare la fornitura di mascherine, con l’idea per lo stato di acquistare direttamente gli stock in eccedenza. Con il pieno utilizzo degli impianti produttivi, ha detto Suga, sarà possibile ottenere oltre 100 milioni di mascherine in una settimana.

Il governo nipponico si sta attrezzando con misure di supporto anche per tutti quei settori che pian piano stanno accusando – economicamente parlando – il colpo dovuto all’emergenza sanitaria, registrando minori ricavi e un abbassamento della domanda. Tra questi, gli operatori turistici, in scia alle numerose cancellazioni dei viaggiatori stranieri. A inizio mese l’Associazione nazionale delle agenzie di viaggio nipponiche ha stimato un numero di almeno 400mila turisti cinesi in meno in Giappone tra fine gennaio e fine marzo, a causa della paura del contagio della malattia.

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