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Storie di guide turistiche con partita Iva: il freno (con il coronavirus) che priva l’Italia della sua ricchezza

Tra tasse da pagare, compromessi con le grandi agenzie e minacce dai clienti, la pressione psicologica delle guide turistiche è alle stelle

7 miliardi. È questa la cifra che secondo le stime di Confturismo e Confcommercio verrà persa nel settore turistico in Italia nei prossimi tre mesi a causa dell’emergenza Coronavirus. In termini pratici, si tratta di 31,625 milioni di turisti in meno tra il 1 marzo e il 31 maggio. Una cifra che dà la misura dell’emergenza spalmata su tutto il territorio, ben oltre le zone gialle e rosse individuate dai decreti ministeriali. Tra le categorie più colpite c’è quella delle guide turistiche, un settore che spesso va avanti grazie a giovani professionisti qualificati a partita iva.

Quello che è uno dei settori – se non il settore – fondamentali per l’economia italiana, e che dà lavoro a migliaia di lavoratrici e lavoratori autonomi, è ora in caduta libera. E lo è, oltretutto, in uno dei momenti cruciali per l’andamento dell’intero periodo d’oro dei tour, che inizia a marzo e finisce attorno a ottobre.

Open ha raccolto le testimonianze di alcune giovani guide, che «nel giro di pochi giorni», hanno subito cancellazioni di prenotazioni a pioggia, perdendo l’occasione di lavorare in quello che è il momento cruciale per ogni lavoratore del settore. Tra tasse da pagare, compromessi da fare con le grandi agenzie, e minacce derivanti dalle piattaforme che permettono la web review, la pressione psicologica è alle stelle.

Ansa, Giulia Costetti | Carnevale ambrosiano nel centro di Milano con poche maschere e molte mascherine, Milano, 29 febbraio 2020

Francesca P. : «Le grandi agenzie ora lucrano sulla crisi, e i clienti minacciano cattive recensioni se non annulliamo le prenotazioni»

«Sono una guida turistica a partita iva. Lavoro tantissimo con l’estero, e di base mi organizzo con i tour anche sulle varie piattaforme. In Italia è molto famosa Viator (di Trip Advisor), ma nel mondo direi che ne usano molte altre- su tutte Get Yout Guide. Funziona così: ci sono dei termini di cancellazione dei tour che possono essere scelti dalla guida (ad esempio una settimana). Quello che stanno facendo ora queste cooperative è forzare il rimborso anche oltre i termini, e quindi permettere la cancellazione senza spese anche con soli pochi giorni di anticipo.

È una pressione psicologica allucinante. Ho già ricevuto due minacce di clienti che mi scrivevano: «Se non mi cancelli il tour ti metto la recensione negativa». Sono stata obbligata ad accettare, perché non posso rimetterci anche sulla reputazione oltre che sui guadagni.

C’è anche il dramma delle grandi agenzie. Vista la situazione, ci dicono: «Vuoi lavorare? Bene: lavori a tariffa ridotta, perché ci sono meno clienti». Loro abbassano le tariffe di proposito per speculare sui momenti di crisi. E poi ci sono le tasse. Io ho una piccola cooperativa di guide turistiche e, nonostante gli sgravi fiscali che ci sono, devo pagare le tasse sia come cooperativa sia come lavoratrice autonoma in partita iva. Di conseguenza, devo pagare il commercialista sia per la cooperativa, sia per me stessa.

Quello che ci preoccupa è che non ci sono vere decisioni governative. Gli indennizzi previsti sono ridicoli: noi paghiamo il 40% di quello che guadagnamo in tasse, e quest anno non avremo nemmeno i picchi di lavoro delle vacanze di pasqua. Certo, siamo una classe di privilegiati: facciamo un lavoro straordinario e ben pagato. Ma queste situazioni ti fanno capire che nessuno è davvero al sicuro se mancano le reti sociali e le tutele».

Francesca D.M: «I miei clienti stanno annullando i tour fino a dopo l’estate»

«Sono una guida a partita iva che lavora al 99% con turisti anglofoni. Ora, che sarebbe la stagione migliore per le prenotazioni, tanti dei miei clienti stanno cancellato le prenotazioni fino a tutta l’estate: sia clienti privati, sia quelli che prendo con le varie agenzie. Perché? Il rischio vero riguarda di base l’incertezza. Il non sapere se riusciranno o meno ad arrivare in Italia li spingono a virare su altre mete. Il nostro è un lavoro stagionale, e di solito questo è il periodo di risalita: arrivano tutte le prenotazioni da qui a fine anno. L’anno scorso non sapevo a chi dare i resti per tutti gli impegni che avevamo.

Ansa, Fabio Frustaci | Turisti asiatici con mascherina davanti al Colosseo, Roma 2 febbraio 20200

Sarà un’onda lunga di crisi, spalmata su tutto il territorio. E pensare che noi potremmo vivere solo di turismo in Italia.. Il coronavirus ha affossato un Paese intero, da Nord a Sud. DI solito solo il Colosseo è una macchina da guerra che dà da mangiare a migliaia di persone. Ora è vuoto, totalmente deserto. Sono bastate due settimane per rovinare il lavoro di tutte e tutti. Mi sembra di vivere in un film».

Silvia: «Siamo nel turismo e siamo autonome: la situazione è drammatica»

«Nel giro di 3 giorni si sono accumulate cancellazioni a pioggia. Tutto il mese di marzo è andato in fumo e ora iniziano a essere cancellate le visite fino a giugno. Il punto è che noi ci rimettiamo doppiamente: siamo nel settore del turismo e siamo lavoratori autonomi. Gli ammortizzatori sociali non sono abbastanza per farci stare a galla. E la stragrande maggioranza delle guide su Roma fa questo lavoro full time, quindi non ha altro a cui aggrapparsi.

Il settore turistico è imprevedibile, certo. Una lo mette anche in contro. Ci sono poche certezze sulla tempistica, sugli imprevisti. Ma io faccio davvero fatica a ricordare una situazioni che sia stata così tragica. Forse una cosa simile è accaduta solo l’11 settembre del 2001, quando sono cadute le torri gemelle. Ma qui i la prospettiva è che sia una situazione che perdurerà molto più a lungo.

La cosa che fa ironia è che Roma è bellissima in questo momento. C’è un clima meraviglioso, non c’è nessuno in giro e si possono fare foto ai monumenti con tantissima calma! Nessuno ti disturba se vuoi fermarti ad ammirare la fontana di Trevi per più di 5 minuti. Roma è all’apice della sua bellezza..Peccato che nessuno possa godersela».

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