Coronavirus, Renzi: «Studenti a scuola a maggio e subito prestiti a tasso zero alle partite Iva» – L’intervista

Il leader di Italia Viva insiste sulla necessità di riaprire subito. Sulla questione eurobond: «Gentiloni sta facendo il massimo». E ritiene che il governo stia agendo bene «da quando Casalino ha interrotto il Grande Fratello del Presidente Conte»

Da quando il leader di Italia Viva ha parlato di riapertura di fabbriche e attività commerciali, finanche del ritorno a scuola degli studenti a maggio, il dibattito politico si è spostato sulla ripresa dell’economia italiana. Matteo Renzi ha ricevuto critiche tanto dai politici, gli stessi che compongono la maggioranza di governo con il suo partito, quanto dalla comunità scientifica che ha definito prematuro parlare di date.


«Riaprire subito le fabbriche e gli studenti dell’ultimo anno tornino a scuola»

Il senatore, invece, rivendica l’idea di ripartire subito: «Io ho aperto una discussione e ho parlato di date che considero assolutamente plausibili e percorribili – dice Renzi -. Poi il governo è più preoccupato nelle sue valutazioni ed è assolutamente legittimo, però la sostanza non cambia». Ovvero, ognuno ha le sue ipotesi di riapertura di fabbriche e scuole, «ma il principio è che noi del Covid-19 non ce ne libereremo nei prossimi mesi finché non ci sarà un vaccino».


«Siccome ce lo dobbiamo tenere – aggiunge -, bisogna iniziare a pensare un meccanismo che non sia il semplice lockdown. Non mi pare una brillante soluzione stare chiusi in casa altri due anni. Il mio ragionamento è questo: far riaprire subito quelle aziende che hanno le mascherine, che possono monitorare la temperatura dei dipendenti e che consentono lo svolgimento delle mansioni a distanza di sicurezza. Perché teniamo chiuse le acciaierie mentre in Francia, in Germania e in Spagna continuano a produrre?».

Renzi sostiene, inoltre, che anche le scuole debbano riaprire presto: «Prima o poi i ragazzi dovranno tornare a scuola. Secondo me almeno gli studenti dell’ultimo anno delle superiori e delle medie possono tornare a scuola a maggio, perché ritengo giusto che ricevano una valutazione con gli esami finali. A ottobre, quando ragionevolmente ci sarà una recrudescenza del Covid-19, non avremo ancora le scuole chiuse, quindi è bene studiare già da adesso un modo di stare a scuola osservando le dovute precauzioni».

«Commissione parlamentare di inchiesta necessaria»

Il senatore è consapevole che ci siano stati degli errori nella gestione dell’emergenza e, per far luce su quanto accaduto, propone di far partire una commissione parlamentare di inchiesta. «Se siamo il Paese con più deceduti al mondo è evidente che qualcosa non abbia funzionato. Qualcuno dovrà valutare l’operato di chi doveva salvaguardare i detenuti in carcere. Bisognerà capire come mai la Consob non abbia subito chiuso la borsa o interrotto le vendite allo scoperto».

Ma la commissione parlamentare di inchiesta dovrà giudicare anche l’operato del governo. «Certo, deve verificare se tutto abbia funzionato nei ministeri, ma le priorità della commissione devono essere altre. Per giudicare l’operato del governo ci sono le interrogazioni parlamentari, le interpellanze. Il parlamento deve controllare il governo e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto bene a lasciar perdere le dirette di Casalino, un po’ da Grande Fratello, e mettersi a lavorare sull’azione parlamentare».

Insomma, da quando sono iniziati a riprendere i lavori parlamentari ed è diminuita l’interlocuzione attraverso i social della presidenza del Consiglio, per Renzi «il governo sta facendo un buon lavoro». Il leader di Italia Viva non ipotizza una data, invece, per le elezioni regionali che si sarebbero dovute celebrare tra maggio e giugno. Anche sulla tenuta delle alleanze già strette dal suo partito a livello regionale preferisce non commentare.

«Firmerei per buttare fuori dall’Ue l’Ungheria di Orban e far entrare l’Albania»

Renzi è tranchant su ciò che dovrebbe fare l’Unione europea nei confronti dell’Ungheria dopo l’assunzione dei “pieni poteri” da parte del premier Viktor Orban: «Se si potesse buttare fuori l’Ungheria di Orban e portare dentro l’Unione l’Albania di Edi Rama, firmerei subito». Il senatore definisce una follia la strumentalizzazione del coronavirus fatta dal premier per cancellare i poteri del parlamento.

«Mi ha colpito molto l’atteggiamento dei sovranisti italiani. Salvini e Meloni hanno applaudito Orban, ma è assurdo dal punto di vista dei valori. L’Europa dovrebbe essere innanzitutto una comunità di valori e poi una comunità economica. La posizione di Salvini mi toglie ogni dubbio: abbiamo fatto bene a mandarlo a casa ad Agosto e abbiamo evitato che l’Italia potesse vivere una situazione simile a quella dell’Ungheria».

Certo è che quell’Europa dei valori di cui parla Renzi non ha dimostrato particolare solidarietà dicendo nein all’emissione del cosiddetto coronabond. «Un’Europa senza eurobond sarebbe un’Europa meno forte, ma avrebbe comunque un futuro. Un’Europa senza democrazia o con l’Ungheria che non rispetta i valori democratici, non sarebbe più Europa».

«Non usare gli eurobond come alibi»

Nonostante il commissario agli Affari economici dell’Ue sia l’italiano Paolo Gentiloni, per adesso in materia economica domina la linea dettata da Germania e Paesi Bassi. «Non si deve buttare la croce addosso a Paolo Gentiloni. A mio giudizio, Gentiloni sta facendo la sua battaglia. Ma lui rappresenta tutta la Commissione europea, non soltanto un Paese membro: non è colpa sua se non si riescono a fare gli eurobond».

Per Renzi il titolo comunitario non deve diventare un alibi per l’Italia: «L’Europa non muore se non si fanno gli eurobond. Anzi, va detto che intanto ha cancellato il patto di stabilità e crescita. Poi c’è tutta la disciplina degli aiuti di Stato che consente di fare operazioni importanti per il nostro sistema industriale».

Renzi conclude: «L’Italia potrà farcela comunque a prescindere dagli eurobond. La mia proposta è di fare come stanno facendo in Svizzera e in Francia: alle partite iva che hanno oggettivamente ricevuto un danno per la chiusura forzata dell’attività, bisogna dare liquidità pari a un 20% del fatturato dello stesso periodo dell’anno precedente. Devono poter andare in banca, mostrare il fatturato del 2019 e ricevere un prestito senza interessi da restituire in 100 rate».

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