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Blitz contro i pdf pirata dei quotidiani: sequestrati 11 canali Telegram. A secco almeno 580 mila iscritti

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Un danno per gli editori calcolato dalla procura di Bari in almeno 670 mila euro al giorno

Si complica la vita per gli scrocconi di quotidiani e riviste, aumentati con l’emergenza Coronavirus, dopo l’ultimo sequestro di almeno 11 canali Telegram da parte della Guardia di Finanza su mandato della procura di Bari, che indaga per riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto di autore. Nel mirino dei magistrati ci sono i gestori dei canali della app di messaggistica che ogni giorno forniscono migliaia di quotidiani, riviste di ogni genere e libri. Solo lo scorso 23 aprile sono stati sequestrati altri sette canali.

L’indagine è partita lo scorso 10 aprile, dopo la denuncia della Fieg, l’organizzazione degli editori, all’Autorità per la Garanzie nelle comunicazioni (Agcom), che puntava a mettere sotto sequestro direttamente la app in Italia. Misura improbabile, che ha portato comunque a diversi sequestri preventivi nel corso delle ultime settimane, spegnendo di fatto numerosi canali che ogni giorno riuscivano a distribuire i quotidiani naturalmente in forma gratuita. Secondo gli inquirenti di Bari, gli indagati – ancora in fase di identificazione – agivano in concorso tra loro «introducendosi nei sistemi informativi di numerose società editrici di riviste, giornali e libri protetti da misure di sicurezza», riuscendo a rubare migliaia di file in formato Pdf. Tutto materiale appunto coperto da diritto d’autore.

L’impennata durante l’emergenza Coronavirus

La diffusione dei pdf pirata di quotidiani e riviste ha procurato agli editori un danno di almeno 670 mila euro al giorno, secondo la procura di Bari. Con circa 580 mila iscritti negli 11 canali sequestrati, il danno economico in un anno può raggiungere i 250 milioni di euro. L’accesso ai giornali gratis è poi aumentato drasticamente da quando è cominciato il lockdown per il Coronavirus, con un aumento secondo gli inquirenti dell’88% delle testate diffuse in modo illecito.

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