Nonostante la visibilità guadagnata grazie all miniserie su Chernobyl, gli abitanti dei villaggi della zona si sentono più abbandonati che mai
Trentaquattro anni dopo la catastrofica esplosione nella centrale nucleare, un’altra tragedia ha devastato la regione intorno a Chernobyl, in Ucraina. Per tutto lo scorso mese diversi incendi hanno imperversato nelle foreste e nei campi della cosiddetta zona di esclusione, a circa 130 chilometri a Nord di Kiev, sollevando preoccupazioni per i livelli di radioattività nella capitale. Ma non è stato solo l’ambiente a soffrire. La “terra di mezzo” intorno a Chernobyl, infatti, conta ancora diversi villaggi tutt’altro che disabitati. Dopo l’esplosione del reattore 4 nel 1986 e la conseguente contaminazione dell’area circostante, la zona è stata evacuata ma molti abitanti hanno scelto di non rispettare le direttive del governo. Si tratta soprattutto di anziani che hanno fatto ritorno alle loro abitazioni a cui si sono aggiunti altri cittadini che, non avendo una casa in cui vivere, hanno occupato illegalmente alcune tra le numerose strutture abbandonate.
I villaggi nella “zona di insediamento volontario”
Nel 2019 la nota miniserie Chernobyl ha dato nuova notorietà alla zona del disastro atomico e alla città fantasma di Pripyat, diventata negli anni una delle più famose mete turistiche dell’Ucraina. Eppure, nonostante la fama e la visibilità internazionale di cui gode l’area, i residenti dei villaggi limitrofi alla zona di esclusione si sentono più abbandonati che mai. Si tratta in particolare di quei cittadini rientrati nella “zona di reinsediamento volontario” grazie ad un programma statale di riqualificazione della regione che prevedeva in origine anche un nuovo sviluppo delle infrastrutture locali. Nei primi anni successivi alla catastrofe, le autorità hanno fornito gas ai villaggi, costruito nuovi impianti idraulici e rinnovato le strade. L’iniziativa si è poi bruscamente interrotta nel 1996 quando l’Ucraina, ormai indipendente, ha terminato i soldi destinati al finanziamento del programma. Da quel momento i borghi hanno cominciato a deteriorarsi, e con loro la qualità della vita di chi li abita: nella maggior parte dei casi senza lavoro, i residenti si affidano soprattutto alla coltivazione della terra, alla caccia nei boschi e alla raccolta di legna per sopravvivere. Alle complicazioni quotidiane di una vita condotta ai margini della società, quest’anno per gli abitanti dei villaggi si sono aggiunti gli incendi che sono arrivati a lambire la zona di esclusione.
La solitudine degli abitanti locali davanti all’emergenza. «Se lasciamo le nostre case, chi aiuterà a domare le fiamme?»
Nel piccolo centro abitato di Luhovyky, l’incendio è arrivato la mattina dell’8 aprile. «Ho visto una nuvola di fumo sul lato di Fabrykivka (un villaggio vicino), sono salito in macchina e sono andato dal capo del Consiglio del villaggio per raccontargli del fuoco che si avvicinava alle case», ha detto ad un quotidiano locale Oleksandr Martynenko, proprietario di un negozio di alimentari della zona e tra i residenti che hanno aiutato i vigili del fuoco e le guardie forestali a fermare l’incendio. Vasyl Bilko, a capo del Consiglio del villaggio di Lyhovyky, racconta che le autorità gli hanno chiesto di prepararsi per l’evacuazione. «Ma se lasciamo le nostre case, chi aiuterà a domare le fiamme?», ha risposto. Qualche giorno prima, il 5 aprile, l’incendio era arrivato anche nel villaggio di Stara Markivka. Sono diverse le abitazioni distrutte dalle fiamme, alcune abbandonate già da tempo, altre di proprietà di persone che vivono stabilmente nel borgo. La gente del posto racconta che molti pompieri, guardie forestali e abitanti dei villaggi vicini sono corsi in aiuto per sedare i roghi, che sembravano incontrollabili. Ora che la situazione è rientrata, Stara Markivka è circondato da una foresta bruciata e l’odore di cenere è ovunque. Il 25 aprile Yuri Voleniuk e la moglie Tetiana Romanenko, due residenti della zona, hanno attraversato l’area distrutta alla ricerca di rottami. «Qui non c’è lavoro per me», spiega Voleniuk. «Di solito in estate raccoglievo bacche e funghi nella foresta, ma ora non so cosa fare».
Nel 1986 c’erano circa un’ottantina di abitazioni a Stara Markivka, oggi ne sono rimaste solo trenta. Recentemente, per la prima volta dopo parecchio tempo, un uomo ha comprato una casa nel villaggio tra lo stupore generale degli abitanti locali, che scherzano sul fatto che bisogna affrettarsi ad acquistare case a Stara Markivka «prima che brucino». Già, perché le fiamme dell’ultimo mese non sono le prime a devastare la regione, anche se Mykola Serhiychuk, una delle guardie forestali che hanno contribuito a spegnere i roghi nel villaggio di Rahivka, ha raccontato al Kiev Post che non ha mai visto un incendio così grande prima d’ora, con cinghiali, volpi e cervi che pur di fuggire dai boschi si avvicinavano senza alcun timore alle persone. Secondo il governo, dal 2 maggio nuovi piccoli incendi sono scoppiati nella zona di esclusione di Chernobyl e nei vicini boschi di Kiev e Zhytomyr, e più di 200 persone sono ancora impegnate a combattere le fiamme.
Il 6 maggio 2020 sono scomparsi la pagina e gli account Facebook e Instagram del Dott. Giuseppe De Donno, pneumologo dell’ospedale Carlo Poma di Mantova diventato noto al pubblico per la terapia sperimentale del plasma usata per curare i pazienti affetti dal nuovo Coronavirus Sars-cov-2. Da prima del fatto, la figura del Dott. si era circondata da teorie di complotto con «misteriosi Nas che irrompono nell’ospedale», di «una cura di cui nessuno parla» e dei «poteri forti o del Governo Conte che vogliono tappargli la bocca» perché impedisce l’ascesa del «vaccino di Bill Gates». La domanda è: come mai è scomparso dai social? La conferma arriva dagli utenti e da Facebook.
La colpa è di Bill Gates?
L’intervento dei Nas e la scomparsa dai social sono stati associati a Bill Gates e al vaccino. Ecco il post Facebook della pagina Lega Salvini Presidente del Consiglio:
Mantova, scomparsi i profili Facebook dello pneumologo De Donno …. chi tocca gli affari di Bill Gates scompare…
Condividi per far riavere l’account allo pneumologo #veritàperDEDONNO
Come vedremo in questo articolo, la «scomparsa» dai social di De Donno non hanno nulla a che fare con Bill Gates e il vaccino contro il Coronavirus, anche perché una cosa è la cura dei pazienti malati (quella legata all’operato di De Donno) e l’altra la prevenzione (il vaccino).
L’indizio: «account disattivato»
Una risposta potrebbe arrivare da parte dell’utente Valentina B. che, dal suo account Facebook, pubblica diversi screenshot riguardo la scomparsa del profilo del suo amico Giuseppe. Uno di questi riporta la ricerca, nella sua lista amici, del profilo del dottore e Facebook le fornisce il seguente messaggio:
Account disattivato
Se Giuseppe De Donno riattiva il suo account, continuerete a essere amici. Se rimuovi questa persona dagli amici e riattiva il suo account, dovrai inviarle una richiesta di amicizia per vedere i suoi post di Facebook.
A quanto pare l’account potrebbe essere stato disattivato dallo stesso proprietario, e non bloccato dal social per qualche motivo. Quel messaggio ricevuto da Valentina B. non risulta affatto anormale, essendo sua amica su Facebook.
Amicizia Facebook con un account disattivato
Un messaggio per nulla nuovo, riguarda proprio coloro che disattivano il proprio account di persona. Troviamo un messaggio simile anche altrove, come in questo profilo Instagram dove un utente fa notare che qualcuno ha disattivato il suo account:
Nell’area relativa all’assistenza tecnica di Facebook possiamo leggere la sezione «Come faccio a rimuovere una persona dagli amici su Facebook?» dove all’interno c’è un capitoletto intitolato «Per rimuovere dagli amici qualcuno che ha disattivato il proprio account Facebook» in cui leggiamo:
– Accedi al tuo profilo. – Clicca su Amici. – Cerca il nome della persona. – Clicca su Rimuovi dagli amici.
La persona che hai rimosso dagli amici non riceverà alcuna notifica. Se vuoi impedire a qualcuno di vedere il tuo profilo, di aggiungerti agli amici o di inviarti un messaggio, puoi bloccarlo.
Nota: se rimuovi una persona dagli amici, anche tu non farai più parte della sua lista degli amici. Se vuoi essere di nuovo tra gli amici di questa persona, dovrai inviarle una nuova richiesta di amicizia.
I post degli amici vicini
Sempre sul post di Valentina B. troviamo un altro screenshot contenente i post di una persona che avrebbe sentito la sorella del dottore fornendo una spiegazione che conferma il precedente screenshot:
La pagina l’ha chiusa lui stesso, non so se costretto o per altro, mi ha detto solo che per ora non può dire niente.
In un secondo post leggiamo:
Ho appena sentito sua sorella di DeDonno …sta bene ma èmolto provato e lo stanno massacrando Stiamogli vicino.. grazie. Se volete chiedetemi..ho i contatti e vi faccio da tramite, prima che oscurino anche me
Screenshot simili circolano anche nel gruppo Facebook «IO STO CON IL DOTT. DE DONNO»:
I post nello screenshot condiviso dagli utenti sono di un tal Leonardo M. (che qualcuno definisce il suo «portavoce», visto che se ne fa carico) che attualmente non risultano online, come spiegato dall’autrice del post nel gruppo che sostiene il Dottore: «Non so se può servire vi condivido un messaggio di un suo amico che ha poi deciso di togliere perché troppo scomodo. Potete andare a controllare voi stessi la sua pagina facebook».
I Nas non sono mai entrati in ospedale
Come riportato nella premessa di questo articolo, insieme alla figura del Dottor Giuseppe De Donno sono circolate molte teorie di complotto e polemiche. Nella giornata del 5 maggio 2020 la testata giornalistica La Verità pubblica un’intervista al Dottore dove leggiamo una cosa ben precisa:
Il direttore della pneumologia del Poma di Mantova: «Decessi azzerati, 48 malati guariti da una cura che costa nulla. Eppure mi ritrovo i Nas in corsia e vengo offeso da Burioni, che preferirebbe un farmaco sintetizzato».
I Carabinieri del Nas sono stati davvero nelle corsie dell’ospedale dove opera De Donno per via della sperimentazione? Avevamo spiegato già in passato era stata fatta una sola telefonata in merito al caso della donna incinta curata con la terapia, niente di più. A far intendere che gli agenti si siano presentati fisicamente è lo stesso De Donno, secondo quanto riportato nell’intervista, rispondendo alle domande del giornalista:
L’ha chiamata l’istituto superiore di sanità per avere informazioni?
«No. In compenso sono arrivati i Nas in ospedale»
A cercare cosa? Mandati da qualcuno?
«Non lo so e non cerco polemiche, ma le cose non avvengono a caso. I Nas fanno il loro dovere. La mia direzione mi ha detto di stare tranquillo. Vedremo quello che succede. Qualcuno, alla fine, dovrà spiegare ai familiari degli ammalati e al Paese cosa sta succedendo. Proibire l’uso del plasma è gravissimo. La comunità scientifica dovrà rispondere ai cittadini di questo»
Nel gruppo Facebook che sostiene De Donno troviamo le reazioni all’articolo de La Verità da parte di utenti che hanno inteso l’esistenza di un’intervento di sequestro da parte dei Nas e il blocco della terapia per ordine dello Stato:
I più ostinati sostenitori di questo governo inqualificabile lo hanno capito o no chi sono veramente i fascisti travestiti da buonisti di sinistra? Un medico di Mantova ha dei risultati con la cura e lo stato gli manda i NAS a sequestrare tutto. Non è regime a favore delle industrie farmaceutiche a costo di tante vite umane? Lo avete capito o no?
Ci pensa l’ASST di Mantova a smentisce il tutto con un comunicato pubblicato lo stesso giorno dell’articolo de La Verità:
Riguardo ad altri temi emersi negli ultimi giorni, si precisa che all’ASST di Mantova sono state semplicemente richieste informazioni generiche sulla natura della sperimentazione, proprio a seguito delle notizie riportate dalla stampa. Non c’è stato però alcun accesso alla struttura da parte dei Nas.
De Donno, ospite di Porta a Porta la sera del 5 maggio 2020, prende le distanze dall’articolo de La Verità in merito al titolo – definendolo «sensazionale» – e all’interpretazione data (Bruno Vespa, infatti, chiedeva se la sperimentazione era stata bloccata dai Nas).
I Nas e la telefonata di Bill Gates a Conte
Lo stesso De Donno, intervistato in radio il 4 maggio 2020 (il giorno prima dell’intervista pubblicata da La Verità), aveva parlato di una semplice telefonata. Anzi, già il 3 maggio 2020 lo aveva dichiarato come possiamo vedere nell’articolo di quel giorno della Gazzetta di Mantova:
Altri hanno invece letto quella frase come una sorta di preoccupazione dopo l’interessamento dei Nas sulla vicenda della donna incinta guarita dopo le infusioni di plasma iperimmune. «No – precisa lo stesso De Donno – non sono affatto preoccupato. I Nas hanno fatto una semplice telefonata in ospedale per raccogliere sommarie informazioni su quello che stavamo facendo. Dopo quella telefonata non ho più sentito nulla e sono già trascorsi alcuni giorni.
Nelle dichiarazioni rilasciate da De Donno si evidenzia che dalla telefonata erano «trascorsi alcuni giorni» senza esserci state novità. Questa informazione smentisce anche le teorie di complotto sulla telefonata tra Conte e Bill Gates di sabato 2 maggio 2020.
Il «silenzio stampa»
Oltre al «portavoce» anche altre persone avrebbero contattato De Donno per poi sostenere che sia in «silenzio stampa». Ecco il tweet di @Bonnei378 dove afferma di aver parlato con il dottore dopo qualche dubbio in merito all’auto disattivazione dai social:
Sono finalmente riuscita a contattare il Dott DeDonno. È in silenzio stampa, quindi annulla l’intervista di domani sera.
La stessa pubblica uno screenshot della chat Whatsapp con il Dott. De Donno:
Bonnie: «Buonasera,la chiamavo per riconfermare la video intervista fissata per domani sera alle 22. Riesce a collegarsi al link che le invio alle 21,40?»
Bonnie: «Dottore, la prego mi dia un cenno, ci sono migliaia di persone che aspettano conferma»
De Donno: «Mi dispiace. Non posso confermare. Sono in silenzio stampa.»
La disattivazione è dovuta all’ASST?
Una delle teorie potrebbe essere quella di un intervento dell’ASST di Mantova, visto quanto viene diffuso intorno alla sperimentazione e di fronte ad ogni interazione mediatica che sta alimentando soltanto polemiche da gossip. In un articolo del 6 maggio 2020 di Mantovauno.it leggiamo c’è una risposta dell’ASST di Mantova:
Abbiamo provato a interpellare De Donno ma al momento non è arrivata risposta. L’Asst di Mantova si limita a dire che si tratta di una decisione dello stesso De Donno, quindi la spiegazione può arrivare solo da lui.
Le precisazioni importanti dell’ATTS
Tornando al comunicato dell’ATTS di Mantova, al suo interno vengono poste delle precisazioni importanti che rispondono ai vari quesiti o accuse diffuse online in questi giorni. Per prima cosa, chi diceva che non era una sperimentazione si sbaglia di grosso, lo avevamo detto a Open che è una terapia sperimentale con tutti i passaggi previsti dal metodo scientifico e lo dice anche l’ATTS:
L’ASST di Mantova ha aderito al progetto per l’utilizzo del plasma iperimmune in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia. La collaborazione è proseguita fruttuosamente raggiungendo gli obiettivi previsti dalla sperimentazione. Il principal investigator Cesare Perotti, direttore del Servizio Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del San Matteo, sta in queste ore concludendo il report definitivo da sottoporre alla comunità scientifica. Preso atto che i primi dati sono risultati molto incoraggianti si ritiene opportuno, seguendo il metodo scientifico, rimandare al momento della pubblicazione l’esame accurato dei risultati.
Non è una terapia miracolosa, ma è senz’altro utile:
La terapia con il plasma non è una cura miracolosa, ma uno strumento che insieme ad altri potrà consentirci di affrontare nel modo migliore questa epidemia.
L’ATTS risponde anche a chi sta facendo propaganda confrontando la terapia con i vaccini (e non solo):
Mettere in contrapposizione vaccino, test sierologici o virologici, plasma, terapie farmacologiche o terapie di supporto è insensato, poiché dobbiamo disporre di tutte le armi possibili per fare fronte alla minaccia devastante rappresentata dal coronavirus.
Infine, nello stesso comunicato si specifica che la raccolta del plasma prosegue e si sta preparando il resoconto della prima fase della sperimentazione, dunque parlare di complotti dove qualcuno vorrebbe bloccare il tutto risulta fuori luogo:
La raccolta del plasma prosegue, grazie anche al prezioso contributo di Avis per il reclutamento dei donatori e l’ASST si augura di potere presto aderire ad altri studi in corso di programmazione.
La conferma da Facebook
Ricevo conferma da Facebook che:
profilo e pagina non sono stati rimossi dal social, dunque chi gestisce l’account ha operato in autonomia per la disattivazione;
la pagina è stata disattivata da uno degli amministratori;
non risultano violazioni da parte dell’utente e degli amministratori;
in qualunque momento De Donno può riattivare profilo e pagina.
Conclusioni
La decisione di disattivare l’account e la pagina è stata presa dallo stesso De Donno in accordo con uno degli amministratori della pagina, dunque non si tratta di un blocco imposto da Facebook non avendo violato le regole del social. Nel post del suo «portavoce» – come definito da alcuni utenti – si parla di un De Donno «provato» dalla situazione che si è creata, una plausibile motivazione per l’atto compiuto. In mancanza di una precisa motivazione si aprono diverse teorie, come un richiamo da parte dei superiori o dei colleghi a seguito del disordine che si è generato intorno alla sperimentazione, preferendo far parlare la scienza con i risultati che verranno pubblicati a breve. Nel frattempo, grazie all’alone di mistero di fronte alla «scomparsa», si parla ancora di lui e i gruppi di sostegno si fanno pian piano numerosi.
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