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Fase 2, tavoli a 4 metri nei ristoranti e mascherine, proprietari in rivolta: «Così chiudiamo»

Il rispetto di quattro metri di distanza tra i tavoli porterà molti ristoranti a non riaprire mai, secondo le associazioni di categoria: non ci sarebbe lo spazio in tanti locali e il numero di coperti sarebbe insufficiente per coprire le spese

A dieci giorni alla possibile riapertura anche dei ristoranti, i proprietari dei locali sono sul piede di guerra per l’obbligo di tenere i tavoli all’interno a quattro metri di distanza l’uno dall’altro. Una misura trapelata dalle riunioni del Comitato tecnico scientifico, che sta disponendo le regole da imporre per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus a partire dal 18 maggio. Secondo Confcommercio, quel modello «uccide la ristorazione», portando alla chiusura di quattro ristoranti su cinque. Un ostacolo insormontabile anche per gli esercenti della Fipe, visto che l’80% dei locali è a conduzione famigliare, spiega il vicepresidente Aldo Cursano, spesso in ambienti troppo piccoli per permettere di mantenere un numero sufficiente di coperti, garantendo le distanze. E poco potrà rimediare la concessione di usare con più libertà gli spazi all’aperto, di cui non tutti dispongono davanti al proprio ristorante.

A scoraggiare i ristoratori ci sono anche le ipotesi di imporre ingressi separati dalle uscite, continue sanificazioni degli ambienti, bustine monodose per i condimenti, oltre che l’obbligo di menu online e comunque esposti, in modo da evitare il passaggio di mano da un cliente all’altro.

La stretta arriva anche per il personale, obbligato a indossare sempre la mascherina, anche per chef e pizzaioli in cucina, con buona pace della convivenza con alte temperature per diverse ore di lavoro al giorno.

Lo scenario nelle regioni

Agenzia VISTA | Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, durante la conferenza stampa del 9 maggio 2020

Secondo Confcommercio, almeno 50 mila ristoranti rischiano di chiudere, con l’effetto di 300 mila licenziamenti, per via della riduzione dei coperti. Una prospettiva chiara anche agli enti locali. Già oggi il governatore del Veneto Luca Zaia ha detto chiaro e tondo: «Se lo mettano a casa loro un tavolo ogni 4 metri, ma non nei ristoranti», sollecitando una risposta rapida e chiara sul da farsi, perché: «I ristoranti non possono venire a sapere il 17 sera che riaprono l’indomani».

Nel Lazio il presidente Nicola Zingaretti ha avviato da una settimana una trattativa con le categorie di settore per realizzare un vademecum da applicare il primo giorno di riapertura. La proposta del Lazio è di misurare la temperatura al personale a inizio turno, stabilire un «numero chiuso» di clienti da esporre all’estero con un bollino “fever free” per chi rispetta le regole, tavoli igienizzati a ogni utilizzo, stoviglie monouso. Per la distanza dei tavoli, nel Lazio si punta a stabilire non oltre un metro tra un tavolo e l’altro.

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