Hackerato lo studio legale di Trump: chiesto un riscatto di 42 milioni per non divulgare documenti e «panni sporchi»

«È in corso una gara elettorale e abbiamo trovato una tonnellata di panni sporchi. Siamo pronti a pubblicarli», è la minaccia degli hacker

Un attacco hacker e un riscatto fissato a 42 milioni di dollari. Questo è quello che sta accadendo al capo della Casa Bianca: cyber criminali hanno dichiarato di essere in possesso di alcuni documenti che riguarderebbero «panni sporchi» del presidente Usa Donald Trump. Se la somma non verrà versata – è la minaccia degli hacker – quei documenti verranno resi pubblici.


La notizia è stata diffusa dalla rivista Variety che racconta che tutto il meccanismo di compravendita del materiale nelle mani degli hacker sta avvenendo sul dark web – quel mondo sommerso della rete i cui contenuti si raggiungono via Internet attraverso specifici software, configurazioni e accessi con autorizzazione.


La richiesta di riscatto è stata presentata dopo aver violato il sistema informatico dello studio legale Grubman Shire Meiselas & Sacks, al quale sarebbero stati sottratti file, oltre che su Trump, su Lady Gaga, Madonna, Bruce Springsteen, Christina Aguilera e Mariah Carey, racconta Agi. «La prossima persona su cui pubblicheremo è Donald Trump. È in corso una gara elettorale e abbiamo trovato una tonnellata di panni sporchi», avrebbero scritto i pirati informatici, dando una settimana di tempo per il pagamento, senza fornire alcuna prova o indicazione sui documenti in loro possesso.   

Lo studio legale, che sta gestendo la cosa rimanendo in contatto con l’Fbi, assicura di non aver pagato alcuna cifra. Faccenda smentita dai cyber criminali che invece affermano di aver ricevuto 365.000 dollari come parte del corrispettivo per il loro furto di informazioni. «Siamo stati informati da esperti e dall’Fbi che negoziare o pagare un riscatto a terroristi e’ una violazione delle leggi penali», spiega a Variety Grubman Shire Meiselas & Sacks, «anche quando vengono pagati enormi riscatti, spesso i criminali fanno comunque trapelare documenti».

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