Nikola Tre, il tir elettrico che Musk odia, che non esiste ma in borsa vale il doppio di Fca e che sarà prodotto in Italia (però gli utili vanno in Usa)

La startup italo-americana per ora è in rosso per 88 milioni di dollari. Nikola però afferma di avere in tasca 10 miliardi di dollari in pre-ordini di tir elettrici

Il camion a emissioni zero sviluppato sull’asse Torino-Scottsdale (Arizona) non ha ancora mosso un passo ma è arrivato a valere quasi due volte Fiat Chrysler. A una settimana dal debutto al Nasdaq, il tir elettrico Nikola Tre è protagonista di un rally di Borsa che ricorda le corse forsennate sui listini della Tesla di Elon Musk, arrivando a capitalizzare 30 miliardi di dollari (26 alla chiusura di venerdì), mentre Fca ne vale circa 16. Possibile? Sì, e non solo. Perché il bello è che Nikola, che non ha mai prodotto un solo tir in 5 anni di vita (ma promette di farlo dal prossimo) è sviluppato in Italia: in collaborazione con Iveco (che presterà i suoi stabilimenti tedeschi e le sue piattaforme Iveco S-Way), in sinergia con Ftp Industrial per i motori elettrici e insieme a  Italdesign per comporre le linee degli interni e della scocca. Insomma nel serbatoio di questo tir da 30 miliardi di dollari c’è tanta tecnologia tricolore. 


Tra gli azionisti, tra coloro che  hanno creduto in Nikola ben prima dello sbarco sul listino, c’è infatti il gruppo Cnh Industrial, galassia Exor, con un investimento del 7% del capitale, che però in questi mesi sta gestendo le procedure di scorporo dei suoi gioielli: Iveco e Ftp. Stessa sorte, ovvero cessione attraverso la quotazione in Borsa, riguarderà anche Comau, il leader italiano dell’automazione industriale del gruppo Fca. Forse, per capire i prossimi testacoda della filiera automotive, nella peggior stagione delle quattro ruote dalla crisi petrolifera a oggi, e al netto delle polemiche per il finanziamento Sace da 6 miliardi ottenuto da Fca, bisogna inseguire la corsa degli investitori a questo tir elettrico e a idrogeno nato nel deserto dell’Arizona 5 anni fa ma mai prodotto in serie.


A una settimana dal debutto sul listino americano, la «Tesla dei camion», che promette di rendere a impatto zero l’auto-trasporto, ha scatenato l’euforia di un mercato che invece nell’automobile sembra non credere più. Niente di paragonabile ovviamente a Tesla, che oggi, nonostante un fatturato di 43 miliardi, sul mercato vale più di Ferrari, Daimler, Gm, Ford messe assieme, circa 190 miliardi di dollari. Tuttavia gli investitori sono pronti a scommettere che il futuro del trasporto merci su gomma sarà alimentato da tecnologie a emissioni zero. E Nikola assicura che manderà in pista un tir a batterie elettriche già il prossimo anno. Nel 2023 sarà la volta di un camion alimentato a fuel cell a idrogeno. E inoltre la startup americana fondata da Trevon Milton, che in pochi giorni è diventato miliardario (3,7 miliardi in portafolio grazie alla quotazione), si farà carico di sviluppare la rete e le infrastrutture: Nikola ha definito con la norvegese Nel un accordo per acquistare 30 milioni di dollari di materiale necessario per produrre 40 mila chili di idrogeno al giorno.

Per Elon Musk, che vede Nikola come il fumo negli occhi, le tecnologie a idrogeno sono assurde, «allucinanti», perché i costi oggi sono altissimi. Proprio come lo erano 15 anni fa le tecnologie a trazione elettrica proposte dallo stesso Musk. Gli analisti prevedono un calo del 50% delle fuel cell a idrogeno entro il 2030. Intanto a guardare i conti di Nikola si scopre che il risultato operato della startup italo-americana è in rosso per 88 milioni di dollari. Il solo fatturato generato in questi anni (500 mila dollari) riguarda piccole installazioni solari. Nikola però afferma di avere in tasca 10 miliardi di dollari in pre-ordini di tir elettrici. 

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