Ispettorato del Lavoro, 37 mila neo-mamme si sono dimesse: «Difficile conciliare occupazione e cura dei figli»

Si registra un incremento di dimissioni di neo-genitori: sono state 51.580 nel 2019, +4% rispetto all’anno precedente

Non si tratta di licenziamenti voluti dall’impresa, ma di dimissioni rassegnate da madri e padri dopo aver avuto un figlio. Il motivo principale che porta i neo-genitori a lasciare il lavoro è la difficoltà di «conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole». I dati relativi al 2019 restituiscono la fotografia di un Paese in cui troppo mamme fanno questa scelta: sono 37.611 le lavoratrici dimessesi dopo il parto. Quasi il triplo dei neo-papà, 13.947 nello stesso anno.


Il report dell’Ispettorato del lavoro riporta un trend in crescita del fenomeno dei neo-genitori che lasciano il lavoro: l’incremento di provvedimenti di questo genere, rispetto al 2018, è stato del 4%. Pressoché nella totalità dei casi – 49 mila licenziamenti – c’è la reale e spontanea volontà di cessare il rapporto di lavoro manifestata dalla lavoratrice o dal lavoratore al personale dell’Ispettorato.


L’importanza data alla cura dei figli

Ciononostante, resta indubbia la difficoltà di conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro nel nostro Paese e, nel 73% dei casi, è una problematica che ricade sulle donne. La motivazione riscontrata con più frequenza – riguarda 21 mila casi sul totale 51.580 – nelle dimissioni certificate dall’Ispettorato è la difficoltà di «conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole», appunto.

Il passaggio a un’altra azienda

La nascita di un figlio diventa un ostacolo spesso insuperabile per madri e padri lavoratori quando non si hanno nonni e altri parenti a supporto o viene giudicato troppo elevato il costo di asili nido o di baby sitter. Va detto, però, che nell’analisi condotta dall’Ispettorato, una cospicua fetta di dimissioni – circa 20 mila – è motivata dal «passaggio ad altra azienda».

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