È morto John Lewis, addio all’attivista simbolo della lotta per i diritti civili degli afroamericani

Di Trump aveva detto: «Conosco il razzismo quando lo vedo. Conosco il razzismo quando lo sento. E ai più alti livelli di governo, non c’è spazio per il razzismo»

L’attivista per la non violenza e voce dei diritti civili negli Stati Uniti John Lewis è morto all’età di 80 anni, dopo una lunga lotta contro il cancro al Pancreas. Lewis marciò con Martin Luther King nel 1965 da Selma a Montgomery e fu brutalmente picchiato dalla polizia nel noto bloody sunday del ponte Edmund Pettus, quando durante la prima marcia per i diritti civili i manifestanti vennero attaccati con manganelli e gas lacrimogeni dagli agenti. «Ho versato sangue su quel ponte. Pensavo che sarei morto. Pensavo di aver visto la morte», aveva detto Lewis.


«L’America piange la morte di uno dei più grandi eroi della sua storia», ha scritto la portavoce della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi. «Ho sentito le parole di Martin Luther King Jr. alla nostra radio e ho sentito parlare di Rosa Parks», aveva detto Lewis nel 2014 . «Sembrava che Martin Luther King Jr. stesse parlando direttamente con me, dicendo John Lewis, anche tu puoi fare qualcosa. Puoi dare un contributo».


Leader di un gruppo per i diritti civili chiamato Student Non-Violent Coordinating Committee, è stato dagli anni ’60 sempre in prima linea nel movimento per i diritti civili. Voce critica anche dell’amministrazione Trump, negli ultimi anni si era più volte espresso contro i tweet razzisti del presidente americano: «Conosco il razzismo quando lo vedo. Conosco il razzismo quando lo sento. E ai più alti livelli di governo, non c’è spazio per il razzismo».

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