Rientra in Italia la salma di Mario Paciolla, volontario Onu morto in circostanze misteriose in Colombia
La salma di Mario Paciolla, il giovane napoletano morto in Colombia in circostanze misteriose, è stata portata a Bogotà da dove sarà trasferita, già nei prossimi giorni, in Italia. Paciolla, che collaborava con l’Onu per avviare le difficilissime trattative tra il governo colombiano e le Forze armate rivoluzione della Colombia, è stato ritrovato morto, nella sua casa, con tagli ai polsi.
Inizialmente si è pensato a un suicidio ma sono troppi gli elementi che fanno pensare ad altro: Paciolla aveva già acquistato un biglietto aereo per rientrare in Italia. Il 20 luglio sarebbe dovuto arrivare nella sua Napoli.
Nessuna notizia sull’autopsia
Sul corpo del 33enne le autorità colombiane hanno svolto gli esami autoptici ma al momento sia l’Istituto di medicina legale sia la Procura del dipartimento di Caquetà a Florencia mantengono il massimo riserbo. È probabile che si avranno notizie sull’esito dell’autopsia (che potrebbe escludere la tesi del suicidio) solo al rientro in Italia della salma: fatto gravissimo perché impedirebbe alla famiglia del volontario dell’Onu di chiedere una nuova autopsia.
Ma la cosa che stupisce di più è che i media colombiani non abbiano parlato di questo caso, forse perché costretti a dare conto ogni giorno delle uccisioni di leader sociali ed ex guerriglieri delle Farc o forse perché non considerano la vicenda particolarmente rilevante.
Verità e giustizia per Mario
Intanto gli amici e la famiglia di Mario Paciolla chiedono verità e giustizia e, come confermato a Open, temono che possa aprirsi un caso Regeni 2: «Anche qui parliamo di un ragazzo italiano morto in circostanze sospette in un Paese straniero. Quanto tempo dovremo attendere per conoscere la verità? Per Giulio Regeni sono passati quattro anni e ancora niente» ci dice Simone Campora, suo amico.
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