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Le ammissioni tra le lacrime di Montella: «Ma non ero solo». Le violenze? «Solo schiaffi». Il collega: «Quei soldi? Dal Gratta e vinci»

L'appuntato della caserma Levante di Piacenza è considerato dalla procura il capo del gruppo criminale, tutto composto da carabinieri, che da almeno sei mesi gestiva un traffico di droga con torture e violenze contro presunti spacciatori. Davanti al Gip non ha negato le accuse, ma ha provato a limitare alcune responsabilità

Ha parlato l’appuntato dei carabinieri Giuseppe Montella e ha ammesso in sostanza i fatti che gli vengono contestati dalla procura di Piacenza su quanto accadeva nella caserma Levante. Ha pianto e parecchio durante le quasi quattro ore di interrogatorio di garanzia nel carcere Le Novate davanti al giudice Luca Milani. Si è detto dispiaciuto, pur negando che dietro i fattacci di spaccio e violenze da parte dei militari non c’era «una regia» anche se «tutti sapevano. Non ho fatto tutto io». Nella scala gerarchica Montella non va oltre la sua ormai ex caserma. Come sottolinea la Repubblica, non viene tirato in ballo il maggiore Stefano Bezzeccheri, che secondo le carte aveva convocato in segreto l’appuntato per spingerlo fare più arresti.

I pestaggi

Sapevano tutti, dice Montella. Sapevano i suoi colleghi, che puntano a scaricare tutta la responsabilità su di lui, ma anche il suo comandante, il maresciallo Marco Orlando, che al momento si trova agli arresti domiciliari con accuse al momento meno gravi rispetto agli altri. A proposito dei pestaggi e delle violenze sugli stranieri arrestati in almeno quattro casi indicati dalla procura, Montella ha ammesso di aver dato solo parecchi schiaffi, ma ha anche detto di non essere andato oltre. Dagli altri carabinieri sentiti ieri, 25 luglio, le risposte sono state molto meno convincenti. Salvatore Cappellano, quello definito dalla procura «l’elemento più violento della banda di criminali», ha deciso di non rispondere. L’avvocato di Giacomo Falanga invece ha tentato di attribuire a una vincita al Gratta e vinci il denaro che i carabinieri mostrano in una delle foto simbolo di questo caso. E sul pestaggio di un ragazzo nigeriano, con tanto di foto ritrovata nel cellulare di Montella, l’avvocato di Falanga si è spinto a dire: «Non è stato picchiato in sua presenza: in realtà è caduto durante l’inseguimento».

Lo spaccio e i soldi

Tra le diverse ammissioni, Montella ha cercato di contenere le sue responsabilità sul traffico di droga, che per la procura era gestito dai carabinieri di Piacenza attraverso una propria rete di spacciatori. L’appuntato ha solo confermato che l’attività era cominciata a gennaio, data che coincide con l’inizio delle intercettazioni sul suo cellulare e nella sua auto. Dallo spaccio Montella ha detto di aver guadagnato appena 5 mila euro, denaro necessario per ripagare le rate di un prestito e il mutuo della casa. Una versione che poco si avvicina a quella descritta dalla Guardia di Finanza, secondo cui il tenore di vita di Montella era sproporzionato per chi non guadagna più di 2 mila euro al mese, tra viaggi e auto e moto sportive comprare a raffica.

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