Bielorussia al voto, il presidio degli attivisti in davanti alle ambasciate in Italia: «Dimostreremo i brogli alle elezioni» – Il video

La Bielorussia al voto domenica 9 agosto: Lukashenko, al potere da 26 anni, cerca la rielezione. Ma a sfidarlo sono tre donne. A Roma – e in altre città nel mondo – attivisti bielorussi fermano di fronte alle ambasciate i loro concittadini per monitorare il voto anticipato

Largo cappello in testa per proteggersi dal sole, zaino con riserve di acqua all’interno, gel igienizzante, mascherina, bandiera bielorussa, facsimile di scheda elettorale e penna. «La mia vita è qui, ma sentivo di dover fare qualcosa». Katerina Ziuziuk è una attivista bielorussa ed è in Italia da 16 anni: aveva già lavorato come volontaria accompagnando i gruppi di bambini e bambine che dalla Bielorussia vengono nel nostro Paese. Innamorandosi «profondamente dell’Italia e della sua lingua».


«E poi ho trovato la possibilità di trasferirmi in Italia, mi sono laureata qui e ora lavoro a tempo pieno», dice. Domenica 9 agosto il suo Paese, definito l’ultima dittatura d’Europa, andrà al voto per le presidenziali: il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, al potere dal 1994, cercherà l’ennesima rielezione. In un clima di repressione – testimoniano attivisti e attiviste – continua: ieri, 7 agosto, a Minsk ci sarebbero stati ancora una volta arresti. Un ragazzo è stato portato via in ambulanza, un’altra ragazza è finita in ospedale.


Le ragioni

Ziuziuk, originaria di Minsk, insieme ad altre compagne e compagni dal 4 agosto passa l’intera giornata davanti all’ambasciata della Bielorussia a Roma, un piccolo edificio nascosto tra le viuzze residenziali di Montesacro, a nord est della Capitale. Vuole monitorare dall’estero il voto: ferma i bielorussi che si recano in ambasciata per votare e chiede loro di compilare in anonimato il questionario delle preferenze. «È un’iniziativa in cui sono coinvolti oltre 20 Paesi in tutto il mondo. Le commissioni elettorali non vogliono che la gente sappia, ma noi vogliamo dimostrare che i risultati ufficiali saranno ben diversi dalla realtà che noi stiamo testimoniando», racconta. Nelle liste di voto all’estero ci sono quasi 7 milioni di persone: scrive l’Agenzia Nova, sono stati istituiti 5.767 seggi elettorali per il voto anticipato, di cui 44 in varie ambasciate e consolati bielorussi in 36 Paesi. Oggi è l’ultimo giorno.

L’opposizione

EPA/TATYANA ZENKOVICH | La candidata alle presidenziali Svetlana Tikhanovskaya, al centro, insieme a Veronika Tsepkalo, sinistra, moglie di Valery Tsepkalo, e Maria Kolesnikova, a capo della campagna elettorale di un ex ambasciatore negli Stati Uniti, Valery Tsepkalo, cui è stata negata la candidatura, a Minsk, Bielorussia, 17 luglio 2020.

L’opposizione, ai margini della vita politica da un quarto di secolo, sembra però per la prima volta una possibilità. A sfidare Lukashenko è una donna, Svetlana Tikhanovskaya, moglie del blogger Sergey Tikhanovsky arrestato ed estromesso dalla corsa elettorale due giorni dopo l’annuncio della sua candidatura alla presidenza – Sergei aveva soprannominato Lukashenko «uno scarafaggio dai lunghi baffi», citando filastrocche per bambini, e, con una enorme ciabatta sul tetto della macchina, se ne andava in giro invitando i concittadini a «schiacciare il bacarozzo».

Lui è in carcere, ora. Ma sua moglie, Svetlana, ha raccolto il testimone della battaglia. «Una donna non può guidare il Paese», ha già chiosato il presidente. Come ha sottovalutato la pandemia di Covid-19 – a suo dire una «psicosi che si cura con sauna e vodka» – Lukashenko sta forse sottovalutando Svetlana. Che è tutt’altro che sola. La 37enne, ex insegnante, si è infatti alleata con altre due donne: Veronika Tsepkalo, moglie dell’ex banchiere Viktor Babariko, oggi in carcere insieme a suo figlio Eduard perché accusati di frode; e Maria Kolesnikova, a capo della campagna elettorale di un ex ambasciatore negli Stati Uniti, Valery Tsepkalo, cui è stata negata la candidatura.

Dopo l’arresto di Viktor Babariko, «il candidato che avrebbe vinto, se le elezioni fossero state oneste», ci sono state proteste a Minsk e altre città della Bielorussia, racconta davanti all’ambasciata di Roma Katerina Ziuziuk. «E allora ho pensato che non riesco a rimanere indifferente. Ho deciso che dovevo fare qualcosa. Fosse anche solo per me stessa».

EPA/MAXIM SHIPENKOV | Un uomo cammina di fronte alle foto dei candidati presidenziali: l’attuale presidente bielorusso Alexander Lukashenko a sinistra e la candidata dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya in un seggio per il voto anticipato all’ambasciata bielorussa a Mosca, Russia, 5 agosto 2020.

Anche perché, racconta, il suo popolo si sta risvegliando. «I miei concittadini scendono in piazza contro Lukashenko. E continuano a farlo, ben sapendo che verranno arrestati: quando escono di casa portano con loro spazzolino e assorbenti, certi che passeranno una settimana in carcere per il solo fatto di aver manifestato», dice Katerina.

Una piazza, quella bielorussa alla vigilia di queste elezioni 2020, dove «ci sono tutte le età: e i giovani che vanno a queste manifestazioni sono nati con questo presidente», sorride Katerina. «Hanno avuto e visto solo lui per tutta la vita. Ora vogliono e chiedono un cambiamento», prosegue l’attivista. «La situazione economica in Bielorussia è disastrosa, i giovani non hanno possibilità di costruirsi una vita dignitosa e vanno via. Quelli attivi partecipano alla vita politica e ci rimettono, perché perdono il posto all’università, vengono arrestati e subiscono le conseguenze di una posizione attiva in Bielorussia». E gli altri? «Se possono, vanno via».

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