Orbán fa licenziare il direttore dell’ultimo sito indipendente: si dimettono gli ultimi 70 giornalisti “liberi” in Ungheria

«Il licenziamento di Dull è un chiaro segnale di interferenza», nel lavoro del giornale. Così la redazione ha annunciato la sua solidarietà nei confronti del direttore

«La nostra storia ora è finita». Sono le parole di Szabolcs Dull, il direttore del sito di notizie ungherese Index, licenziato due giorni fa senza chiare spiegazioni. Mentre gli oppositori del premier Viktor Orbán hanno definito le motivazioni «politiche», metà dello staff del quotidiano, circa 70 dipendenti, hanno dato le dimissioni in protesta – e solidarietà – con il direttore. «Per anni abbiamo enfatizzato che per continuare a lavorare ci sarebbero dovuti essere due requisiti: nessuna interferenza nei contenuti di Index o nella composizione del suo staff», ha scritto in una nota la redazione. «Il licenziamento di Dull viola l’ultimo di questi. Le sue dimissioni sono un chiaro segnale di interferenza». Sito di notizie più letto dell’Ungheria, con la morsa da parte del premier sulla libertà di stampa, era uno dei pochi ad aver continuato a pubblicare inchieste critiche del governo dopo che dal 2010 Viktor Orbán aveva sistematicamente trasformato i media pubblici in organi di propaganda governativa, facendo tacere quelli indipendenti. «La nostra voce indipendente è in grave pericolo, rischiamo la chiusura», aveva avvertito un mese fa Dull dopo che a marzo un imprenditore vicino a Orbán aveva acquistato una partecipazione del 50% nelle società editrice che pubblica il portale.


Il 24 luglio decine di migliaia di dimostranti hanno organizzato una marcia di protesta, su invito del partito di opposizione Momentum (liberale), rivendicando la libertà di stampa e i valori democratici sempre più in grave pericolo. Ci aveva provato l’Unione europea a far leva sull’emergenza Coronavirus e i fondi del Recovery Fund per chiedere a Orbán una virata dalla deriva autoritaria del suo governo. Ma l’idillio tra Bruxelles e il presidente ungherese – dopo che quest’ultimo si era fatto portavoce dei meccanismi di solidarietà durante il Consiglio europeo – è durato poco. Giusto 24 ore: il tempo di recapitare a Dull la sua lettera di licenziamento. La svolta sempre più autocratica del premier ungherese era stata messa sul tavolo proprio dalla Commissione europea avrebbe voluto concedere l’erogazione di fondi solo in cambio del rispetto dei principi democratici alla base della vita europea. Ma la discussione è andata spegnendosi. Ora la decisione spetterà al Parlamento europeo ma per Budapest la distanza con Bruxelles e con il rispetto dei valori liberali è incolmabile. Intanto il presidente dell’associazione dei giornalisti ungheresi, Miklos Hargitai, ha affermato che la vicenda significa che «un’altra importante istituzione ungherese è in procinto di essere smantellata, occupata e distrutta dal partito Fidesz» di Orbán.


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