La proposta finale dei Paesi “frugali”: 350 miliardi di aiuti e altri 350 in prestiti. Conte a Rutte: «Se crolla il mercato ne risponderai agli europei»

Orbán si schiera con l’Italia e attacca Rutte: «È responsabile del caos». Ma insieme alla Polonia si oppone alla clausola dello stato di diritto

Ancora nulla di fatto al Consiglio europeo dopo tre giorni di trattative. I Paesi frugali hanno messo sul tavolo la loro offerta finale per il Recovery Fund. Un piano di 350 miliardi di sovvenzioni, da raddoppiare con un pari ammontare di prestiti. Posto che la questione della governance e dei rebate venga risolta. «Pensiamo che potrebbe essere una soluzione equilibrata», hanno detto fonti finlandesi. Ma Conte non ci sta e si rivolge direttamente al premier olandese Rutte: «Vi state illudendo che la partita non vi riguardi o vi riguarda solo in parte. In realtà se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso una adeguata ed efficace reazione europea». Sulla proposta dei Paesi del nord il presidente del Consiglio italiano non intende indietreggiare: «Le risorse sono il minimo indispensabile per una reazione minimamente adeguata; se tardiamo la reazione dovremo calcolare il doppio o forse anche di più».


La nuova proposta di Michel e il nodo dello stato di diritto

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel aveva provato nel corso della giornata a trovare una mediazione su un punto: la dotazione di sovvenzioni del Recovery Fund. Ma i Paesi frugali avevano insistito dicendo prima no a 420 miliardi poi anche a un ammontare di 375 miliardi, cifra ben al di sotto dei 400 a cui puntava Michel per trovare un compromesso. C’è poi il nodo dello stato di diritto a tenere banco. Si tratta della possibilità di condizionare gli aiuti finanziari al rispetto dello stato di diritto e ai valori comunitari. Punto che, per evidenti ragioni legate alla condotta dei rispettivi governi in patria, non trova d’accordo Ungheria e Polonia.


Ma nonostante gli sforzi le distanze tra le posizioni dei 27 Paesi membri sembrano ancora troppo ampie, dopo una seconda giornata inconcludente e una notte che non sembra aver portato a più miti consigli. «C’è molta buona volontà – aveva detto Angela Merkel stamattina- ma anche molte posizioni diverse. Farò ogni sforzo ma è ancora possibile che oggi non si possano ottenere risultati».

Orbán dalla parte dell’Italia

Il premier ungherese Viktor Orbán ha ribadito il suo appoggio all’Italia in un messaggio inviato al leader della Lega Matteo Salvini: «Ho appena dichiarato che l’Ungheria è fermamente dalla parte dell’Italia», fanno sapere fonti della Lega. Poco prima dell’inizio del vertice il premier ungherese Viktor Orbán ha sferrato un’offensiva contro l’omologo olandese Rutte, addossandogli ogni responsabilità per lo stallo in corso: «Alcuni guidati dall’olandese vorrebbero creare un nuovo meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Se l’intesa non si fa è a causa del leader olandese» Mark Rutte «non a causa mia. È lui che ha iniziato questa faccenda. L’olandese è il vero responsabile per tutto il caos di ieri».

«L’Olanda – ha spiegato il premier ungherese – vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud» dal Recovery Fund. «Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia», ha affermato. «Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche – ha aggiunto -. Se li aiutiamo al momento giusto li aiutiamo due volte».

Rutte ottimista, ma intanto prenota un’altra notte in hotel

Paradossalmente proprio l’uomo che più di tutti si oppone a un piano largamente condiviso, si mostra ottimista: un accordo «è possibile», anche se «ci sono ancora grandi questioni» aperte, ha dichiarato il premier olandese Mark Rutte nella notte, parlando alla stampa del proprio Paese. Tra i punti ancora da chiarire «lo stato di diritto, il mix sussidi e prestiti, l’ammontare dei sussidi, e i rebates». Rutte ha accennato ad «alcuni progressi» sul fronte governance, «ma ancora non ci siamo». Resta sempre aperta anche la discussione sul bilancio 2021-2027. Tuttavia il premier olandese, secondo indiscrezioni, avrebbe prolungato di un’altra notte la prenotazione del suo hotel a Bruxelles, indice del fatto che la strada è ancora in salita.

Il premier polacco: Paesi frugali sono «gruppo di avari», ma si oppone allo stato di diritto

Non le ha mandate a dire il premier polacco Mateusz Morawiecki, che ha messo nel mirino i Paesi “frugali”, affermando che nei negoziati in corso a Bruxelles permangono «divergenze sostanziali», in particolare sulle allocazioni e la governance dei fondi, fra i paesi del nord Europa, definiti un «gruppo di avari», e quelli del continente meridionale. Tuttavia, sul nodo dello Stato di diritto, è proprio la Polonia a mettersi di traverso: «Dopo due giorni di colloqui restano molte discrepanze», ha affermato Morawiecki. «Non possiamo concordare una clausola molto generale sullo stato di diritto», ha aggiunto. «Il meccanismo per collegare i fondi dell’Unione europea allo stato di diritto è uno strumento nelle mani di paesi più forti che possono in qualsiasi momento iniziare a ricattare altri paesi», ha rincarato.

Kurz: «Nessun compromesso su stato di diritto»

Anche il cancelliere austriaco, a capo di uno dei cosiddetti Paesi “frugali”, conferma le difficoltà: «Ci siamo mossi nella giusta direzione, ma c’è ancora molta strada da fare domani», ha scritto su Twitter in nottata, dopo la seconda giornata di negoziati. Chiara invece la sua posizione sullo stato di diritto: «È un problema serio e credo che su questo non dobbiamo scendere a compromessi deludenti. Con gli altri frugali abbiamo concordato che manterremo una posizione molto chiara qui e che non siamo disposti a scendere al di sotto di un certo limite». Tuttavia anche qui si andrà per le lunghe: «saranno necessarie ancora altre discussioni», ha aggiunto Kurz. 

Macron: «Servono compromessi»

Spinge ancora per un compromesso, ma senza ulteriori ribassi, il presidente francese Emmanuel Macron: «Bisogna trovare dei buoni compromessi nelle prossime ore e credo che sia ancora possibile, ma questi compromessi non si possono fare a spese dell’ambizione europea». In un tweet Macron ha aggiunto: «Collaboriamo con la cancelliera Merkel per un piano di ripresa senza precedenti, a livello della crisi che stiamo attraversando, all’altezza delle sfide per l’occupazione, il clima, la nostra sovranità e i valori dell’Europa».

Fonte Video Rutte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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