Coronavirus, il timore della seconda ondata: anche la Germania alle prese con un nuovo rialzo. È il più alto da maggio

Il picco delle ultime settimane preoccupa il ministro della Salute: «Situazione inquietante. A causa del rientro dai viaggi, ma anche per i party di ogni tipo, si stanno verificando focolai in ogni regione»

Nella comunità scientifica non sembra esserci un accordo univoco sulla definizione di una “seconda ondata” di Coronavirus. Per il portavoce dell’Oms – Christian Lindmeier – «il termine si riferisce solo a nuovi focolai che sono scoppiati dopo un’iniziale declino nei contagi». Se così è allora la Germania – con l’incremento della curva nelle ultime settimane – è nel pieno della sua seconda ondata. Nelle ultime 24 ore il Paese ha individuato 1.226 nuovi casi, il picco più alto da fine maggio.


Numeri che preoccupano il governo tedesco. Il ministro della Salute Jens Spahn ha definito la situazione «inquietante», commentando i dati al Deutschlandfunk: «Vediamo come non solo per il rientro dai viaggi, ma anche per party e feste di ogni tipo, si stiano verificando focolai in ogni regione. Se adesso non stiamo attenti, questo può produrre una certa dinamica». Spahn ha invitato i cittadini a continuare a prestare attenzione e ad essere cauti nei loro comportamenti per evitare che il virus si diffonda ulteriormente.


Così come per molti altri Paesi europei, la stagione estiva ha scatenato un aumento dei contagi a causa dei turisti in entrata e dei cittadini tedeschi di ritorno dalle vacanze. Tanto che negli ultimi giorni la Germania ha sconsigliato gli spostamenti in altre due regioni della Spagna: Madrid e i Paesi Baschi. «Abbiamo focolai in tutto il Paese», ha aggiunto Spahn. «Vediamo che a causa del ritorno dei vacanzieri, ma anche a causa di tutti i tipi di feste e riunioni di famiglia, ora abbiamo cluster sempre più grandi in molte regioni».

Berlino ha iniziato ad allentare le restrizioni lo scorso 16 maggio, dopo un lockdown più breve rispetto a quello italiano. Ora le autorità sanitarie non escludono ulteriori chiusure, nonostante i rischi per l’economia. E intanto molti dei 16 Stati federali stanno procedendo alla riapertura di asili e scuole, in parte per alleggerire il peso dei genitori che lavorano, ma anche per i bambini. Un accordo è stato raggiunto sull’obbligo di indossare la mascherina, sulle distanze di sicurezza, le precauzioni igieniche e i gruppi di studio fissi. Ma il modo in cui il rientro debba essere gestito in pratica rimane all’interpretazione dei singoli istituti.

Foto copertina: EPA/SASCHA STEINBACH

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