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«Milanesi? Nel mio agriturismo entrate solo col tampone negativo», la storia di Andrea

15 Agosto 2020 - 13:43 Fabio Giuffrida
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La "colpa" di Andrea? Quella di essere di Milano. «A casa mia faccio quello che voglio» gli avrebbe detto il titolare della struttura al telefono. Quando la psicosi da Coronavirus diventa discriminazione

«Chi viene dalla Lombardia, per alloggiare nel mio agriturismo, deve portare un referto che attesti la negatività al tampone per il Coronavirus. Altrimenti, niente. A casa mia decido io le regole». Queste le parole che si è sentito dire Andrea Piciocchi, milanese, in vacanza con la moglie in Umbria, dopo aver prenotato due notti (dal 16 al 18 agosto) in un agriturismo.

Per alloggiare in questa struttura ricettiva, stando al suo racconto, avrebbe dovuto dimostrare di essere negativo al virus. E solo perché viene dalla Lombardia. Peccato che nessuna legge lo imponga. Peccato che buona parte dei casi delle ultime settimane siano importati, spesso da italiani di rientro dalle vacanze (come i nove ragazzi rientrati da Malta e intervistati da Open).

«Per il rimborso affari tuoi»

«A casa mia faccio quello che voglio» avrebbe detto il titolare della struttura ad Andrea che ci ha scritto per denunciare pubblicamente questo vergognoso episodio. «Abbiamo ospitato una persona di Brescia che ci ha spedito copia del referto» avrebbe aggiunto il gestore. Insomma, avrebbe voluto quell’attestazione via mail.

«Faceva discorsi da bar, questa è discriminazione e ignoranza. E, visto che avevo già pagato la mia permanenza in quell’agriturismo, mi ha risposto: “Per il rimborso affari suoi, chieda a Booking”». Booking (che Open ha contattato per una richiesta di chiarimento, ndr), stando al racconto di Andrea, avrebbe già provveduto a rimborsare tutto. Uno degli operatori avrebbe spiegato che loro non erano a conoscenza di questa “regola”.

I «non so e boh» della struttura

Un atteggiamento gravissimo che ha lasciato di stucco Andrea. Lui che aveva scelto l’Umbria, e non l’estero, per dare una mano agli albergatori messi in ginocchio dal Covid. «È Ferragosto, oggi non trattiamo queste cose – ci dice una donna, chiaramente infastidita dalle nostre domande, che risponde al numero di cellulare indicato dalla struttura per le prenotazioni – Stiamo lavorando, siamo in marcia di lavoro».

A rincarare la dose un secondo interlocutore, un tale Antonio, che conclude: «Non ho capito niente, cosa le serve? Comunque non lo so, non so niente, boh». Letteralmente, «boh».

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Open | Cosa c’è scritto sul sito dell’agriturismo

Sul sito dell’agriturismo appare un cartello con alcune condizioni ma quella in questione, che il proprietario avrebbe rivendicato di poter applicare «a casa sua», guarda caso non c’è. «Se non rispondiamo entro 24 ore vuol dire che la vostra richiesta non soddisfa le nostre condizioni» scrivono sul loro sito. Sarà forse che venire da Milano non rientrava nelle loro discutibili condizioni?

Foto in copertina di repertorio da Pixabay

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