Caos maturità nel Regno Unito, l’algoritmo usato per calcolare i voti penalizza gli studenti meno abbienti

In assenza degli esami – sospesi causa Covid – è stato usato un algoritmo per calmierare i voti degli studenti. Con pessimi risultati

Nel Regno Unito il tradizionale annuncio dei risultati degli esami di maturità a metà agosto è diventato un caso politico. Tutta “colpa” di un algoritmo utilizzato dall’Office of Qualifications and examinations regulation (Ofqual), dipartimento governativo che regola le certificazioni, gli esami e i test, per calcolare la votazione finale in assenza degli esami, sospesi per quest’anno a causa del Coronavirus.


Il risultato? In circa il 40% dei casi – pari a circa 300mila studenti su un totale di 730mila – i voti sono stati inferiori rispetto alle previsioni fatte dai propri insegnanti. Di questi, circa il 3% ha ricevuto un voto di ben due classi inferiori. Così ci sono studenti che si trovano ad aver fallito esami che non hanno mai sostenuto ed altri invece che non potranno andare in università perché non hanno ottenuto i voti richiesti. Ma – ed è questo l’aspetto più problematico – a essere stati penalizzati sono stati soprattutto gli studenti provenienti da contesti più svantaggiati.


Un algoritmo classista? Cosa non ha funzionato

In assenza degli esami quest’anno i voti sono stati calcolati seguendo un metodo piuttosto complicato: agli insegnanti è stato detto di presentare i voti che pensavano che ogni studente avrebbe ricevuto se avessero sostenuto le prove e le previsioni sono state inviate alle commissioni d’esame insieme a una classifica per ciascuna materia. Per regolare i voti ed evitare che fossero significativamente più alti rispetto agli anni precedenti, le Commissioni hanno usato un algoritmo che teneva conto sia dei voti precedenti dei singoli studenti, sia della media ottenuta in anni precedenti dagli studenti di una determinata scuola.

Un metodo che però ha delle evidenti imperfezioni e che in molti casi ha finito per sacrificare il singolo in nome della coerenza storica e della rappresentatività dei dati. Così ha finito per penalizzare gli studenti che provengono da scuole pubbliche in aree svantaggiate dove in media gli studenti ottengono voti più bassi.

Per esempio, più di 1 studente su 10 a cui i propri insegnanti avevano dato un voto di sufficienza (“C”) si è ritrovato con un voto più basso: circa il 2% in più rispetto ai loro coetanei provenienti da ambienti meno svantaggiati. Al tempo stesso, le scuole migliori hanno visto aumentare il numero degli studenti che hanno ottenuto i voti più alti.

Le scuse del governo «non bastano»: gli studenti fanno causa

Dopo la pubblicazione dei risultati in Scozia, dove si era verificato un problema simile la settimana precedente, il governo britannico aveva annunciato che gli studenti insoddisfatti con l’esito della valutazione avrebbero potuto fare appello citando a loro sostegno i voti ottenuti durante le prove d’esame e anche le scuole avrebbero potuto fare altrettanto nei casi in cui ritengono sia stato compiuto un errore. Gli studenti, inoltre, dovrebbero avere la possibilità di sostenere la prova nuovamente in autunno.

Ma la soluzione proposta dal Governo non sembra soddisfare nessuno, né le associazioni delle scuole che hanno visto andare in fumo il lavoro di mesi e adesso lamentano la poca chiarezza delle procedure di riesame e di appello, né gli studenti, che nei giorni scorsi hanno manifestato tutto il loro disappunto e la loro rabbia davanti al Parlamento. Già due cause sono state indette nei confronti di Ofqual da parte degli studenti. In Galles 22mila studenti hanno firmato una petizione per chiedere che vengano utilizzati i voti dati dai propri insegnanti, come deciso in Scozia in seguito alle proteste.

Nel Regno Unito, il leader dell’opposizione, il laburista Keir Starmer ha proposto di fare altrettanto, accusando il governo di «settimane di caos e incompetenza» e Boris Johnson nello specifico di essere diventato «invisibile» durante la crisi. Tutt’altro che invisibile è il ministro dell’istruzione Gavin Williamson, oggetto della frustrazione di decine di migliaia di studenti e delle loro famiglie che vedono sfumare i sogni dei loro figli e con essi in molti casi anche la possibilità di un riscatto sociale a causa di un algoritmo che rischia di rendere un sistema educativo per alcuni versi elitario ancora più iniquo.

Nel frattempo, un collegio dell’Università di Oxford, Wadham College, ha annunciato che intende onorare le offerte fatte in precedenza, indipendentemente dai voti assegnati dall’algoritmo. Una mossa di sfida nei confronti del Governo di Johnson che segna una prima vittoria per gli studenti.

Foto di copertina: Twitter

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