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Pazienti Covid-19 uccisi a pancia in giù? Li sedavano perché volevano girarsi? Altra falsità contro i medici

18 Agosto 2020 - 06:30 David Puente
Circola un post su Facebook in cui i medici in terapia intensiva vengono accusati di aver ucciso pazienti mettendoli in una posizione che, secondo gli utenti, sarebbe sconsigliata. Il post è stato copiato da siti internet e spacciato come notizia

Mi segnalano un post Facebook del 2 luglio 2020 pubblicato nel gruppo Rialzati Italia in cui vengono riportate «particolari informazioni» in merito alle pratiche ospedaliere utilizzate in terapia intensiva per i pazienti Covid-19. L’utente Guido, amministratore del gruppo, sostiene che «nessun reparto di rianimazione ha mai usato letti in intensiva per posizione prona» insinuando che tale pratica sia stata utilizzata con l’intenzione di uccidere i pazienti. Si tratta di un caso di disinformazione!

L’utente Guido domanda se i pazienti siano stati sedati nel tentativo di girarsi e invita gli utenti a provare a respirare in quella posizione, ma soprattutto sostiene che quella pratica sia stata una condanna a morte per i pazienti: «La peggiore delle morti immaginabili! Soli a vomitare sangue! Legati ai letti a pancia sotto!». Vediamo di far chiarezza su questa pratica che era già stata spiegata in diverse occasioni anche dai media.

Possiamo ricordare un servizio di Piazzapulita del 5 marzo 2020 dove sono state riportate alcune riprese fatte nel reparto di terapia intensiva dell’Asst di Cremona ai tempi della zona rossa. Ecco quanto dichiarato all’inviato Alessio Lasta da Elena Grappa, responsabile di neuroanestesia dell’Asst di Cremona, in merito a un paziente in pessime condizioni:

Grappa: «Adesso lo dobbiamo stabilizzare un attimo, ha avuto un peggioramento progressivo per cui è stato necessario intubarlo»

Lasta: «Quindi non respira autonomamente?»

Grappa: «Non respira autonomamente, è sedato, molto spesso è necessario anche, oltre a fare una ventilazione con elevate di ossigeno, pronare i pazienti per garantirgli una migliore ossigenazione»

Lasta: «A metterli, quindi, in posizione…»

Grappa: «A pancia in giù! Lo lasciamo a pancia in giù per diverse ore perché questo migliora la ventilazione polmonare e l’ossigenazione»

Veniamo ad alcuni punti a confronto:

  • l’utente Guido scrive che la pronazione del paziente «può essere effettuata come rotazione per favorire l’emodinamica», mentre la responsabile di Cremona parla di soluzione per la ventilazione;
  • secondo Guido tale posizione deve essere tenuta «non più di pochissime ore», la Dott.sa Grappa parla di una posizione utilizzata per diverse ore (entrambi non dicono quante, ma è chiaro che non è una posizione fissa);
  • secondo Guido tale pratica non va utilizzata e che sarebbe sconsigliata nei tracheotomizzati, ma la Dott.sa spiega che la pratica serve per migliorare la ventilazione meccanica.

Guido ha ragione e la Dott.sa Grappa, responsabile di neuroanestesia dell’Asst di Cremona, ha torto? Alla domanda di un altro utente «Se è vero perché nessuno ha parlato e denunciato?» il gestore del gruppo risponde che «le denunce ci sono e stanno arrivando» e che «sono già state depositate dall’avvocato Taormina». Risulta utile spiegare come mai utilizzano questa pratica anche per gli intubati.

Doverosa la citazione al Dott. Luciano Gattinoni, il medico italiano che ha avviato la tecnica rivelatasi utile per i pazienti e ben nota dai suoi colleghi. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera lo scorso 19 marzo 2020, spiega come tale pratica – ora usata in tutto il mondo – serve per distribuire l’operato del respiratore in maniera omogenea nei polmoni, riducendo il rischio di danni:

Nei primi tempi si riteneva che alcune gravi insufficienze respiratorie, che noi chiamavamo ARDS (ovvero, sindrome da distress respiratorio acuto), interessassero tutto il polmone. Fummo i primi a fare le tac polmonari, vedendo invece che la parte superiore del polmone era piena d’aria, mentre la parte compromessa era quella più vicina alla colonna vertebrale. Immagini un tondo, metà chiuso e metà aperto: avevamo pensato che mettendo il paziente a pancia in giù il sangue sarebbe andato nella parte aperta e ci sarebbe stata una ossigenazione migliore. E questo in effetti succedeva.

[…]

Poi rifacendo la tac capimmo che il miglioramento non era tanto dovuto all’ossigenazione, quanto al fatto che in posizione prona le forze si distribuiscono nel polmone in modo più omogeneo. Pensi ad un polmone sottoposto all’energia meccanica del respiratore, è come se gli venissero dati continui calci: tam, tam, tam. Ovviamente più questa forza viene distribuita omogeneamente, meno danni fa.

Contrariamente a quanto sostenuto dall’utente Guido, che scopriremo a breve non essere l’unico a portare avanti questa narrativa negativa nei confronti dei medici e del loro operato, tale tecnica ha invece aiutato i pazienti e questi non venivano sedati nel tentativo di girarsi. A dare ulteriore ragione al Dott. Gattinoni è uno studio datato 2013 e pubblicato sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine in cui si evidenzia che il tasso di sopravvivenza era più alto per i pazienti intubati e ventilati meccanicamente che venivano tenuti in posizione prona:

A total of 237 patients were assigned to the prone group, and 229 patients were assigned to the supine group. The 28-day mortality was 16.0% in the prone group and 32.8% in the supine group (P<0.001). The hazard ratio for death with prone positioning was 0.39 (95% confidence interval [CI], 0.25 to 0.63). Unadjusted 90-day mortality was 23.6% in the prone group versus 41.0% in the supine group (P<0.001), with a hazard ratio of 0.44 (95% CI, 0.29 to 0.67). The incidence of complications did not differ significantly between the groups, except for the incidence of cardiac arrests, which was higher in the supine group.

Lo studio scientifico del 2013.

Ecco le conclusioni dello studio in cui si afferma che tale pratica riduce la mortalità dei pazienti:

In patients with severe ARDS, early application of prolonged prone-positioning sessions significantly decreased 28-day and 90-day mortality.

Chi ha copiato da chi?

Troviamo anche siti internet come Ogginotizie.info che pubblicano «articoli» come quello dal titolo «Coronavirus: Sedati perché cercavano di salvarsi?» che riportano come immagine uno screenshot del servizio di Piazzapulita e lo stesso testo pubblicato da Guido:

Per completezza, ecco il testo del post Facebook di Guido:

Chiedete a chi volete, a chi vi pare.
Nessun reparto di rianimazione ha MAI usato LETTI in intensiva per posizione PRONA, a pancia in giù e con il buco per la faccia, come quelli da MASSAGGIATORE
Questo fa capire l’intenzione predeterminata!
lo capite che razza di MORTE gli hanno fatto fare?
LEGATI COSI’?
A PANCIA SOTTO?
SEDATI PERCHE’ TENTAVANO DI GIRARSI?
PROVATE A RESPIRARE VOI IN QUELLA POSIZIONE!
lo capite che razza di MORTE gli hanno fatto fare?
LA PEGGIORE DELLE MORTI IMMAGINABILI!
SOLI
A VOMITARE SANGUE!
LEGATI AI LETTI A PANCIA SOTTO!
LA PRONAZIONE DEL PAZIENTE
può essere effettuata come ROTAZIONE per favorire l’emodinamica, ma non più di pochissime ore,
DOPODICHE’ IL PAZIENTE LO SI RIMETTE SUPINO,
serve per evitare che il sangue ristagni, specie nei pazienti anziani
sconsigliata nei TRACHEOTOMIZZATI.
TRA L’ALTRO, nel periodo di PRONAZIONE deve esserci un’operatore, un fisiatra, che MOBILIZZI il cranio, girando la testa da un lato e poi dall’altro, con intervalli di non più di un’ora!
tutti quei pazienti erano TRACHEOTOMIZZATI
tutti!!
ed erano a pancia in giù
oltretutto erano
CARDIOPATICI, CON ENFISEMI, PROBLEMI RESPIRATORI VARI dovuti all’eta’ avanzata!
La procedura di pronazione va interrotta in caso di peggioramento dell’ossigenazione
(riduzione del 20% del P/F rispetto alla posizione supina) o in caso di complicanze GRAVI
quelli stavano MORENDO!

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