Si è conclusa la prima di una serie di riunioni del Comitato tecnico scientifico (Cts) sul rientro a scuola dopo il lungo stop causato dalla pandemia di Coronavirus. Come anticipato nel pomeriggio dal coordinatore Agostino Miozzo, il Cts torna, almeno sulle mascherine, a quella che era stata la sua prima valutazione: bambini e ragazzi sopra i sei anni dovranno usare la mascherina in classe, a prescindere dai banchi e dal metro di distanza.
«Distribuiremo 11 milioni di mascherine gratuite al giorno alla totalità delle scuole del paese per metterle a disposizione di studenti e personale», dice il commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri. «Distribuiremo 170 mila litri di gel igienizzante la settimana così rispondendo ai 3 requisiti di base: protezione individuale, igienizzazione mani e screening: una operazione che pochi paesi hanno attuato, molto onerosa».
«Ci saranno delle condizioni particolari – aveva spiegato Miozzo – come ad esempio l’uso o non uso della mascherina per una ragazzo o una ragazza non udente, per un bambino con delle difficoltà neurologiche o psicologiche. Ci saranno dei momenti del contesto locale e specifico che saranno di volta in volta valutati». Sarà consentito abbassare la mascherina, inoltre, durante una interrogazione, a mensa o mentre si farà ginnastica.
Molto lavoro è stato fatto, rivendica il Cts. Ora si continua a lavorare «per l’identificazione di spazi che possano utilmente complementare quelli esistenti, per l’acquisizione dei banchi (che arriveranno a partire dall’8 settembre e la cui distribuzione sarà completata nel mese di ottobre sull’intero territorio nazionale), per identificare percorsi che disciplinino le entrate e le uscite degli studenti, nonché i movimenti all’interno degli istituti, in maniera da evitare assembramenti».
Affrontare i focolai
Il Comitato ha poi esaminato il documento elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in collaborazione con l’Inail, che fornisce della linee guida per gestire i casi di contagio. «Sicuramente ci saranno – aveva detto Miozzo a SkyTg24 -. Abbiamo 8 milioni di studenti e due milioni di persone che lavorano. Questa è quasi una certezza».
Il caso positivo, comunque, non comporterà in automatico la chiusura delle scuole di un paese, della regione o della provincia, ma bisognerà «di volta in volta esaminare il contesto con Asl e presidi, la specifica situazione e se necessario mettere in quarantena una classe o se necessario mettere in quarantena l’intera scuola». «Questo sarà discusso con le strutture sanitarie locali e con il dirigente didattico e di volta in volta verrà studiata la soluzione più opportuna».
«Si è lavorato per un attivo coinvolgimento sia dei pediatri di libera scelta che dei medici di medicina generale, i quali saranno chiamati assieme ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie locali a garantire ottimale supporto alle scuole e gestione, secondo le normative vigenti, dei soggetti infettati da Sars-CoV-2 e dei loro contatti», spiegano dal Comitato tecnico-scientifico.
«Il confronto fra i rappresentanti dei ministeri, quelli di Inail, di Istituto superiore di Sanità e Regioni, coordinatamente con l’intero Comitato Tecnico- Scientifico- spiega il Cts – ha portato anche alla finalizzazione di documenti puntuali, che saranno a breve resi pubblici, che rigorosamente permetteranno ai dirigenti scolastici e ai rappresentanti per l’emergenza Covid-19 da loro nominati di gestire nella maniera più efficace l’eventuale identificazione di soggetti, siano essi studenti o personale scolastico, che risultino essere contagiati».
Responsabilità
«Le preoccupazioni dei dirigenti scolastici per eventuali responsabilità non hanno motivo di esistere in base a quanto previsto dalla Legge 40 del 5 giugno 2020», afferma il Comitato tecnico-scientifico. Ma l’Associazione nazionale presidi non è convinta: «Non riteniamo sufficiente quanto previsto dal decreto-legge 23/2020, convertito con modificazioni dalla Legge 40/2020. Tale innovazione riguarda esclusivamente la responsabilità civilistica di cui all’articolo 2087 del Codice civile ed è sicuramente apprezzabile ma, più di tutto, ci preme la revisione del profilo di responsabilità penale datoriale che incombe sui dirigenti scolastici, come da noi segnalato più volte, già da prima dell’insorgenza della pandemia».
Banchi
Comincerà tra il 7 e l’8 settembre la distribuzione dei banchi singoli nelle scuole. La distribuzione dei circa 2,5 milioni di banchi, di cui 1,5 a rotelle, continuerà poi per tutto il mese di ottobre. Le imprese vincitrici del bando (11 in tutto) che non rispetteranno i tempi di consegna entro ottobre, però, andranno incontro a delle sanzioni. Al momento, comunque, non ci dovrebbero essere segnali espliciti di sforamento delle tempistiche stabilite.
Quali istituti avranno la priorità non è ancora chiaro. In serata l’incontro, convocato dalla ministra Lucia Azzolina, con il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, i sindacati, i presidi e gli enti locali, con oggetto «Criteri e priorità nella distribuzione dei banchi alle regioni». Nel corso della riunione, Arcuri ha dato le cifre delle richieste di nuovi banchi: in Valle d’Aosta sono stati richiesti l’8 per cento dei banchi dalle scuole rispetto al totale degli studenti, in Trentino il 12%, in Veneto il rapporto banchi-studenti è del 15%.
In Emilia Romagna è stato richiesto il 16%, in Campania il 61%, 8 volte di più che in valle d’Aosta e 4 volte di più che in Veneto e in Emilia Romagna. In Sicilia è stato richiesto il 69% dei banchi rispetto al totale degli studenti. In tutto il Paese è stato mediamente richiesto il 29% di banchi monoposto rispetto al totale della popolazione studentesca ma il dato è molto differente.
Il criterio per l’assegnazione dei banchi, emerge dalla riunione, riguarderà il margine di rischio di contagio: più è alto e prima verranno forniti i banchi monoposto. In Italia, scrive l’Ansa, si producono 200mila banchi l’anno ora è stato chiesto di farne 12 volte di più ma verranno prodotti 2 milioni e mezzo di banchi e distribuiti a partire dall’8 settembre e fino alla fine di ottobre. L’Unione presidi italiani ha posto la questione dello smaltimento dei banchi vecchi.
Screening sierologico
Per quanto riguarda lo screening sierologico che partirà dal 24 agosto, sarebbero già 2 milioni i test consegnati alle Regioni per la somministrazione a insegnanti e personale non docente di tutte le scuole, in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico. Sui test, però, i sindacati sono sul piede di guerra: «Il ministero della Salute dice che se ne occuperanno le Asl e i medici di famiglia, mentre di fatto le Asl stanno demandando alle scuole l’onere di gestire in proprio la prenotazione dei test sierologici», ha accusato Roberta Fanfarillo, alla guida dei dirigenti scolastici per la Flc Cgil.
Polemiche anche dal Sindacato dei medici italiani (Smi) che, pur concordando con i test sierologici al personale della scuola negli studi dei medici di famiglia, chiede che avvengano solo su base volontaria da parte di questi ultimi. L’Associazione nazionale presidi apprezza «il coinvolgimento dei pediatri di libera scelta e dei medici di medicina generale che garantiranno il supporto alle scuole insieme ai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl».
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