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«Facciamo i test solo ai Lombardi». Il primo giorno di tamponi a Malpensa fra code e (ancora) dubbi

20 Agosto 2020 - 15:43 Valerio Berra
All'inzio le operazioni erano partite bene: poca coda e passeggeri soddisfatti. Ma già a metà mattinata sono arrivati i problemi

«Stiamo lavorando, imperfetti come tutte le persone». È così che Marco Trivelli, direttore del Welfare lombardo, ha presentato l’inizio delle operazioni di screening all’aeroporto di Milano Malpensa per il Coronavirus. Otto gazebo già installanti dentro lo scalo, dieci in allestimento appena fuori. Ogni ora vengono fatti 200 tamponi. L’obiettivo però è arrivare a 300 per un totale di 1.800 al giorno. Il sistema è ancora in fase di rodaggio.

Per fare il tampone bisogna iscriversi prima di rientrare in Italia sulla piattaforma di Sea, la società che gestisce lo scalo di Malpensa. Una volta arrivati l’esame non dovrebbe durare più di tre minuti. «Al momento», spiega Trivelli durante la conferenza stampa di presentazione, «l’offerta è superiore ai contatti: manca ancora una rete di informazione efficiente che spieghi ai passeggeri tutte le operazioni da compiere».

A inizio mattinata, l’operazione era cominciata bene. Poca coda, test veloci e passeggeri soddisfatti. Dopo poche ore i meccanismi hanno cominciato ad incepparsi: in tutte le comunicazioni fornite ai passeggeri arrivati allo scalo manca infatti un dettaglio. Il tampone, secondo l’ordinanza del ministero della Salute, è obbligatorio per chi torna dai Paesi a rischio ossia Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Tuttavia solo chi è residente in Lombardia può farlo subito in aeroporto. Gli altri devono tornare a casa e farlo nella loro Ats di riferimento o dai privati. Un’informazione che non è stata inserita nei messaggi vocali e nei cartelli e così molti vengono a saperlo mentre sono in fila, con il passaparola e le comunicazioni della polizia.

Tamponi ai lombardi? «Dobbiamo definire una scala di priorità»

ANSA / MATTEO BAZZI | I passeggeri di ritorno dai Paesi a rischio in coda per il test

Oltre agli abitanti in Lombardia, la priorità viene data anche agli stranieri. Sempre Trivelli ha spiegato che i tamponi non sono abbastanza per tutti: «Dovendo selezionare, dobbiamo definire una scala di priorità. Gli stranieri o si intercettano ora o non si intercettano più». Una linea confermata anche dall’Ats Insubria, coinvolta nella gestione delle operazioni dal punti di vista sanitario.

«È chiaro che il soggetto che sta in Lombardia è un soggetto che resta qui», spiega il direttore dell’Ats Insubria Giuseppe Catenese. «Per questo – continua Catanese – noi teoricamente i transiti non li dovremmo fare. Da un sondaggio abbiamo valutato che chi abita fuori regione non vuole fermarsi a fare il tampone dopo il volo». Il servizio è attivo dalle 9 alle 18.30, chi arriva dopo quindi dovrà comunque rivolgersi alla sua Ats di riferimento. Lombardo o no.

Quarantena fiduciaria o ritorno al lavoro?

ANSA / MATTEO BAZZI | Il test dura pochi minuti

Stando alle parole di Ats, una volta fatto il tampone, il passeggero non deve mettersi in quarantena. Può tornare a casa o al lavoro. Questo ovviamente apre una finestra di rischio fino all’arrivo della diagnosi. Se il passeggerò risulterà positivo bisognerà infatti risalire a tutti i suoi contatti. Un messaggio che però contrasta con quanto viene detto dai megafoni dello scalo, dove una voce spiega che i passeggeri in attesa del test dovranno restare in in «quarantena fiduciaria».

Abbiamo contattato Sea per capire da dove arrivi questa informazione: responsabilità rimandate a Regione Lombardia. Il tema della quarantena fiduciaria torna anche per la priorità data a chi è residente in regione: se in Lombardia è possibile tornare subito al lavoro, in Piemonte è previsto un isolamento fiduciario di 14 giorni. Malpensa è il secondo scalo in Italia per numero di passeggeri ed è molto vicino al Piemonte: molti passeggeri delle regioni vicine transitano quindi da qui.

I ritardi rispetto a Roma

ANSA / MATTEO BAZZI | I primi controlli all’aeroporto di Malpensa

Durante la conferenza stampa, Trivelli ha risposto anche alle critiche arrivate per i ritardi. A Roma Fiumicino le stesse operazioni sono già cominciate da alcuni giorni: «La prevenzione sul territorio si fa al 20% negli aeroporti e all’8’0% sul territorio. Onore al merito per Fiumicino, vorrei vedere però se come noi hanno lavorato anche per garantire la copertuara su tutto il territorio. Magari a Fiumicino è arrivata prima la notizia».

Foto di copertina: ANSA / MATTEO BAZZI | I primi passeggeri in fila per i test

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