Istat, il dato corretto sul Pil italiano durante il lockdown: -12,8% nel secondo trimestre, mai così male dal 1995

L’Istituto nazionale di statistica segnala un crollo delle importazioni del 20,5%. Dato peggiore invece per le esportazioni: -26,4%

I dati macroeconomici continuano a fotografare i devastanti effetti della pandemia di Coronavirus sulle economie. Nel secondo trimestre 2020 secondo l’Istat il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è crollato del 12,8% rispetto al trimestre precedente. Diminuzione ancora più marcata se si fa un parallelo con il secondo trimestre del 2019: -17,7%. Un calo, afferma l’Istat, mai così consistente dal 1995.


L’istituto di statistica ha anche precisato che la variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,7%. «La stima completa dei conti economici trimestrali – spiega l’istituto – conferma la portata eccezionale della diminuzione del Pil nel secondo trimestre per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate, con flessioni del 12,8% in termini congiunturali e del 17,7% in termini tendenziali, mai registrate dal 1995».


Crolla l’import-export

A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte. Male anche la domanda estera, con una riduzione delle esportazioni più ampia di quella delle importazioni, fattore devastante per il made in Italy. In particolare, rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.

La domanda nazionale ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche. Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Prodotto interno lordo, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali. Andamenti congiunturali negativi, per il valore aggiunto, si registrano in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%. Quanto invece alla spesa della famiglie, ha registrato una diminuzione in termini congiunturali del 12,4%. In particolare, gli acquisti di beni durevoli fanno segnare un -21,4%, quelli di beni non durevoli -4,4%, quelli di servizi -15,8% e quelli di beni semidurevoli -15,1%.

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