Coronavirus, Burioni torna sulla scena: «Assurdo votare nelle scuole»

Secondo il virologo si sarebbe potuto cercare per tempo luoghi alternativi in cui tenere le votazioni

Dopo un po’ di assenza dai social, il virologo Roberto Burioni torna a parlare di Coronavirus. Ed esprime tutta la sua preoccupazione sia sulla riapertura delle scuole, sia – e soprattutto – sul fatto che gli edifici scolastici saranno usati per votare: «C’è una cosa che io, da scienziato, vorrei dire alla politica. Il 14 settembre si aprono le scuole e il 20 settembre si vota, con il solito allestimento dei seggi negli edifici scolastici e la coda di disinfezione e via dicendo. Che non si sia trovata una soluzione a questo problema è davvero imbarazzante», scrive sulla pagina Facebook del sito di divulgazione scientifica Medical Facts.


«Non voglio entrare nella polemica che oramai assomiglia molto a una lotta nel fango a scopi politici, ma siccome ho una bambina di 9 anni che deve tornare in classe – spiega Burioni – voglio condividere con voi alcuni dati oggettivi». Stando ai dati raccolti dallo stesso scienziato, «basandoci sull’esperienza statunitense, dove i casi sono tanti e la sorveglianza molto buona, possiamo dire che in grandissima parte i bambini non hanno gravi conseguenze da COVID-19: la loro malattia decorre quasi sempre in maniera clinicamente lievissima. Purtroppo quando parliamo di oltre sei milioni di casi totali, quel “quasi sempre” non corrisponde a “mai”».


Non solo, c’è anche la possibilità che infettino gli adulti: «Qui la questione è molto più complicata, perché i dati sono ancora contrastanti e contraddittori. Al momento, purtroppo, non è possibile fornire una risposta certa a questa domanda». Ma la scelta di tenere i bambini lontano dalla scuola può essere altrettanto gravosa: «Se da una parte c’è il rischio del COVID-19 e della sua diffusione, la non riapertura delle scuole non è comunque priva di rischi, privando i bambini della socialità e dell’istruzione. Il bilanciare questi rischi in una maniera complessivamente vantaggiosa per la società, come ho già detto, è compito della politica e non della scienza».

Insomma, tenere l’istruzione lontano dalle scuole potrebbe essere una scelta dolorosa. Per votare, invece, si sarebbe potuto pensare a luoghi alternativi: «Non si dovrebbe votare nelle scuole e luoghi alternativi dovrebbero essere da tempo identificati in modo da non intralciare ulteriormente una già tribolata attività scolastica. Fregarsene vuole dire tenere in poco conto l’importanza dell’istruzione, che a mio giudizio – dopo la salute – è la cosa più importante che esista».

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