Caso Zaki, i dubbi della famiglia dopo il messaggio del figlio. Era lungo solo una riga

«Sono in buona salute, e spero che tu sia in buona salute». Così il ragazzo in una lettera alla madre. Ma il tono del messaggio, la sua brevità e la scoperta che solo una parte minima delle sue lettere arriva a destinazione preoccupano la sua famiglia

Le ultime notizie su Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato nel febbraio del 2020 al suo rientro in Egitto, risalivano a settimana scorsa quando, dopo oltre 5 mesi, alla madre era stato concesso di incontrarlo. La donna aveva riferito che le condizioni del ragazzo, detenuto nella sezione Scorpion II della prigione di Tora, nella periferia meridionale del Cairo, erano buone anche se aveva perso un po’ di peso. Oggi arriva un’ulteriore conferma.


La famiglia del ragazzo ha ricevuto una nota dal figlio: «Sono in buona salute, e spero che tu sia in buona salute». Il breve messaggio, lungo solo una riga, è stato pubblicato dal gruppo Free Patrick. La famiglia di Patrick è riuscita anche a mandargli del cibo. Ma, nonostante il contenuto positivo del messaggio, il tono, giudicato «formale», e la sua brevità destano qualche dubbio e perplessità rispetto alle condizioni psicologiche del ragazzo.


Le paure della famiglia

Il timore è che Patrick stia accusando mentalmente la sua detenzione che è stata prolungata più volte, senza una chiara scadenza. Oltre al messaggio, la situazione è resa ancora più preoccupante dal fatto che, come ha potuto scoprire la famiglia la scorsa settimana, soltanto una parte delle lettere inviate da Patrick alla famiglia e ai suoi amici arrivano a destinazione, nonostante Patrick ne scriva molte.

«Questo stato è diventato preoccupante per la sua famiglia e i suoi amici e non sappiamo quando finirà», si legge in un post a nome della famiglia condiviso sul gruppo facebook Patrick Libero. «Chiediamo di porre fine a queste condizioni di visita confuse e nebbiose, di comunicare correttamente fino alla prossima udienza e rinnoviamo la nostra richiesta per il rilascio di Patrick George».

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