«La luce che brilla il doppio dura la metà»: 50 anni senza Jimi Hendrix – Il video

Il 18 settembre 1970 moriva il più grande chitarrista elettrico della storia del rock, uno dei personaggi più magnetici e affascinanti nel panorama della musica mondiale dell’ultimo secolo

Era il 18 settembre del 1970 quando il dottor John Bannister, medico del St. Mary Abbot’s Hospital di Londra, dichiarava morto Jimi Hendrix per asfissia causata da una dose eccessiva di barbiturici. Il più grande chitarrista elettrico della storia del rock – mancino, ma in realtà era ambidestro – non aveva ancora compiuto 28 anni. La sua carriera folgorante è durata soltanto quattro anni, perché «la luce che brilla il doppio dura la metà», come recita l’epitaffio scritto sulla sua tomba al Greenwood Memorial Park di Renton, a Seattle.


Hendrix era arrivato a Londra nel 1966 da completo sconosciuto grazie a un’intuizione di Chas Chandler, ex bassista degli Animals, che diventerà il suo produttore. In quegli anni sulla scena c’erano nomi del calibro di Eric Clapton, Jeff Beck, Jimmy Page e Pete Townshend. Partendo dal blues e dalla musica nera, Hendrix è riuscito a trasformare in musica effetti sonori che prima di lui erano considerati soltanto rumore, rivoluzionando il concetto stesso di amplificazione e le possibilità espressive della chitarra.


Insieme alla Experience – Mitch Mitchell alla batteria e Noel Redding al basso – ha inciso nel 1967 Are You Experienced (con “Purple Haze”, “Hey Joe”, “Foxy Lady”) e, ancora, Axis: Bold As Love (con “Little Wing” e “Up From The Sky”). Poi, nel 1968, ha registrato il suo ultimo album in studio, il doppio Electric Ladyland con “Voodoo Chile”, la splendida cover di “All Along The Watchtower” di Bob Dylan e “Crosstown Traffic”.

Foto di copertina: Epa / Eugene Garcia

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