M5s, la sfida di Lombardi: «Fuori i big dal direttorio». E non esclude scissioni: «Quando definiremo la linea, a qualcuno non piacerà»

di Redazione

La capogruppo del Movimento 5 stelle in Regione Lazio: «Metterei in segreteria persone che vengono dal territorio». E su Raggi dice: «Difficile che arrivi al ballottaggio»

«Vorrei che il Movimento fosse guidato da un organo collegiale, ma non con i soliti nomi: Di Maio, Taverna, Di Battista e Fico. Non mi sento big, ma certo, nemmeno io. Vorrei che a guidare fossero le persone che hanno spesso dato un contributo silenzioso, ma concreto». Così Roberta Lombardi, capogruppo del Movimento 5 stelle in Regione Lazio, che in un’intervista a Repubblica dice: «Metterei in segreteria soprattutto persone che vengono dal territorio e nessuno che sia al governo».


Lombardi non esclude scissioni, a partire da quella dell’ala facente capo ad Alessandro Di Battista: «Quando il Movimento diventerà più definito a qualcuno piacerà, a qualcuno no: ognuno si regolerà di conseguenza». Parlando di quanti si sono opposti alle alleanze per le Regionali, Lombardi dice: «Non credo volessero fare del male, ma sono state vittime di un pregiudizio».


E su un possibile scambio col Pd in vista delle elezioni, con i dem al Campidoglio e lei alla Regione, afferma: «Trovo fantapolitica tutto il ragionamento. Quello che ho detto, in modo pragmatico e senza nessuna interferenza di tipo personale, l’ho detto perché vivo a Roma, ho il polso di questa città e penso sia difficile, con Raggi, arrivare al ballottaggio. E invece vorrei che visto che abbiamo lavorato molto, quel lavoro non andasse sprecato».

«Rousseau? Svolge un ruolo importante»

Per Lombardi il M5s dovrà fare una scelta di campo, e «il campo è chiaramente quello progressista». Quanto a Rousseau, dice Lombardi, «svolge un ruolo importante nella vita dei 5 stelle: serve all’interazione con gli iscritti e deve appartenere al Movimento. Tutti devono pagare il dovuto, onorare gli impegni presi, se non accade consiglio a Davide di sospendere i servizi non essenziali – quelli che non sono legati alla consultazione degli iscritti – finché la vicenda non sarà risolta».

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