Marian Donner e il suo “Manuale di autodistruzione” cancellano i nostri miti sul successo – L’intervista

di Giulia Marchina

L’autrice di “Manuale di autodistruzione” sarà ospite del festival “Spiegamelo!” a Salsomaggiore Terme

Olandese, 46 anni, tabagista convinta. È una scrittrice ma è anche giornalista. Marian Donner è salita alla ribalta con il suo Manuale di autodistruzione pubblicato nel 2019 ed edito, in Italia, da Il Saggiatore. Un’antologia dedicata a chi – per dirla con una citazione – va in direzione ostinata e contraria. Un’ode alla fallibilità. Sarà ospite nella giornata di sabato, 26 settembre, durante Spiegamelo!, il Festival della Divulgazione che si terrà a Salsomaggiore Terme dal 24 al 27 settembre. Per l’occasione terrà un incontro dal titolo Hai detto self-help?.


«Think different, Dream crazy, Just do it!». Questi sono alcuni degli slogan contro cui combatte nel suo libro, Manuale di autodistruzione. Pensa che questo tipo di pubblicità, di mantra, influenzi davvero la vita di ogni persona? Se sì, a che livello è il coinvolgimento?


«Sicuramente influenzano la nostra vita perché questo tipo di pensiero è ovunque! Gli spot pubblicitari sono solo una vetrina di un’intera cultura in cui tutto è rivolto al meglio, più velocemente, in cui tutto è “di più”. La cultura in cui dipende tutto da te. Il successo è una scelta e se non vuoi fallire devi solo sognare in grande, lavorare di più, perché niente è impossibile, per citare Adidas. Sei sull’orlo di un esaurimento? Allora è colpa tua: allora devi usare il “No” più spesso, prova lo yoga e la meditazione mindfulness.

Certamente, questo potrebbe aiutare per un po’. Ma la vera ragione per cui così tante persone sono esauste è che devono lavorare troppo per troppo pochi soldi, che gli affitti sono alle stelle, che tutti hanno un contratto flessibile, che i nostri telefoni cellulari non smettono mai di squillare, eccetera. Non siamo noi il problema qui, è il sistema in cui viviamo che ci logora tutti».

Quanto siamo vittime del giudizio degli altri? E perché viviamo secondo quello che gli altri pensano di noi?

«Siamo esseri sociali, quindi ovviamente apprezziamo ciò che gli altri pensano di noi, è nel nostro Dna. Il problema è che viviamo in una cultura che valorizza le cose sbagliate: bellezza, giovinezza e ricchezza. Il nostro tessuto sociale ha preso la forma della competizione, combattiamo gli uni con gli altri per pochi privilegi invece di combattere questa cultura che ci abbatte tutti. Abbiamo bisogno di valori diversi e modelli di ruolo diversi, in modo da iniziare a giudicare gli altri e il mondo che ci circonda in modo diverso».

INSTAGRAM | Marian Donner

Quanto soffrono le donne per la pressione sociale?

«Le donne hanno sempre sofferto e il loro corpo è sempre stato frenato, dai piedi fasciati nell’antica Cina (in modo che le donne letteralmente non potessero scappare) ai corsetti in epoca vittoriana. Ma penso che mai nella storia le donne si siano tagliate e frenate i loro corpi tanto quanto oggi, all’inizio del 21° secolo in Occidente, quando le labbra vengono massicciamente iniettate, i nasi vengono limati in una nuova forma, i glutei e il seno vengono ingranditi, il grasso viene aspirato e il veleno paralizzante botox viene iniettato nei muscoli.

Ed è proprio così che appaiono le donne. Perché allo stesso tempo c’è anche tutta questa pressione sulle donne per fare carriera, essere una buona madre, una buona amante, seguire i propri sogni e nel frattempo cuocere cupcakes perfetti. Il corsetto non confina solo il nostro corpo, ma anche la nostra vita e la nostra anima».

E quanto soffrono lo stigma dei modelli estetici, economici e sociali?

«Come ho detto prima: viviamo in una cultura che valorizza le cose sbagliate e mette al potere le persone sbagliate, che si tratti di politici o influencer».

Sembra che il mondo cerchi costantemente di ingannare la donna. È così?

«(Ride). Penso che il mondo stia cercando di ingannare tutti noi, di tenerci a posto e di farci stare al gioco, perché finché pensiamo di essere il problema, non rivolgeremo la nostra attenzione a un mondo ingiusto».

C’è una soluzione per uscirne?

«Abbiamo bisogno di un sistema economico e politico diverso, che non ruoti più intorno alla crescita eterna e come tale esaurisca le persone, gli animali e la terra stessa. Ma per arrivarci, dobbiamo prima capire come funziona questo sistema e come ci tenga in linea. In modo che sempre più persone alla fine diranno: fanculo, non ci sto più».

Ha una storia fuori dal comune. Ci può dire qualcosa di più?

«Ho provato a stare al gioco per molto tempo, vengo da un buon background, ho frequentato buone scuole, una buona università, ho avuto ottimi lavori, gestendo persone che lavoravano sotto di me, avevo uno status e ho guadagnato bei soldi, ma mi sentivo costretta. Volevo scappare in un mondo diverso, un mondo più libero, così ho rinunciato a tutto per andare a lavorare in una discoteca dietro al bancone del bar e poi come receptionist presso un’agenzia di escort di altissimo livello.

Ero parte della vita notturna e qui, per la prima volta, ero circondata da persone diverse, estranee, disadattate, da uccelli del paradiso. Non si adattavano, ed erano più liberi nei loro pensieri e nelle loro azioni di quanto potrebbe mai essere un uomo ricco con una grande barca (e ovviamente, attraverso l’agenzia di escort ho anche avuto modo di incontrare questo tipo di uomini, a volte stavo al telefono con loro per ore, perché mio Dio, quanto erano soli la maggior parte di loro!).

Posso onestamente dire che ho imparato di più sulla ricchezza, la mancanza e la società nel suo insieme rispetto a quando ero in politica, e più sulla psicologia umana di quanto non abbia mai fatto fatto durante i miei studi».

Prima una laurea in psicologia, poi l’ufficio stampa di un partito politico, l’Ong e infine la receptionist di un’agenzia di escort. Da dove viene questa continua ricerca del nuovo?

«Ho iniziato in politica e in una Ong perché volevo migliorare le cose, cambiare il mondo. Ma ho scoperto che non erano quelli i posti per farlo. Entrambi riguardavano pubbliche relazioni e raccolta fondi, era tutto estremamente superficiale. Quindi li ho lasciati. Ma non era una ricerca della novità che mi ha spinto, l’agenzia di escort è arrivata sulla mia strada quando ho visto un annuncio sul giornale per una nuova receptionist.

È stata una pura coincidenza, proprio come la maggior parte delle vite sono basate su coincidenze e non sulla tua forza di volontà o capacità di sognare, come dicono gli spot pubblicitari e l’industria dell’auto-aiuto. Mi ha dato molto, però, molte intuizioni, come ho detto prima, e anche, non senza importanza, tempo e denaro per scrivere, leggere e pensare. Perché voglio ancora cambiare il mondo (ride)».

Piani per il futuro?

«Continuare a scrivere, sempre!».

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