Coronavirus, Ricciardi: «Basta con il “liberi tutti”. I contagi sono al limite, non si può più sgarrare»

di Cristin Cappelletti

L’app Immuni è essenziale, dice il consulente del governo, ma «ha vinto la demagogia. Almeno vacciniamoci contro l’influenza»

Da qualche settimana ormai i Paesi europei sono stati colpiti da una crescita esponenziale dei contagi da Coronavirus con numeri che non si verificano da inizio pandemia. L’incremento dei casi ha portato a nuove, severe, misure di contenimento in Francia e Gran Bretagna con lockdown parziali e norme più restrittive sulla vita sociale. Ma anche in Italia «sui contagi siamo al limite».


A dirlo in un’intervista al Messaggero è Walter Ricciardi, consulente del governo e membro del board dell’Oms. «Siamo messi meglio rispetto ad altri Paesi come la Francia – dice – perché abbiamo fatto una serie di scelte durante e dopo il lockdown, ma adesso paghiamo l’allentamento della guardia che è avvenuto in estate».


Secondo l’ex direttore dell’Istituto superiore di sanità, abbiamo raggiunto il limite del clima estivo da “liberi tutti”. Non possiamo andare oltre, dice Ricciardi. «Questa è un’epidemia che a un certo punto ha una crescita esponenziale. Se hai tremila casi oggi, dopo due settimane stai a quindicimila. Dobbiamo metterci in testa che non dobbiamo più sgarrare».

In questi mesi l’Italia ha avuto tempo per prepararsi per una seconda ondata, ma «la situazione non è soddisfacente, almeno 2 ospedali su 3 sono inadeguati – aggiunge Ricciardi – alcune regioni come l’Emilia, il Veneto, anche il Lazio, sono messe bene. Altre sono molto indietro, è allarmante». In particolare a preoccupare il consulente del governo sono i posti nelle terapie sub-intensive: troppo pochi e potenziati a macchia di leopardo.

E sul tracciamento dei contagi e i soli 5 milioni di download raggiunti dall’app Immuni Ricciardi è critico: «Ha vinto la demagogia, eppure è essenziale». Così come è essenziale il vaccino contro l’influenza: «Le temperature si sono abbassate, tra un po’ arrivano i raffreddori, poi l’influenza».

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