Ricciardi: «Seconda ondata? La prima non è ancora finita. Test rapidi a scuola: ora sono più affidabili»

di Giada Giorgi

«L’azzeramento dei casi non è avvenuto e quindi ora la prima ondata riparte più forte», spiega il consulente del ministero della Salute

Da giorni il tema della tanto temuta seconda ondata di contagi da Covid-19 è al centro dei monitoraggi non solo nazionali ma anche e soprattutto europei, visto i numeri di positivi molto alti raggiunto nuovamente da diversi paesi occidentali. Ma a sfatare il timore della seconda ondata è il consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, spiegando come in realtà non sia corretto parlare di seconda visto che la prima non è mai finita sul serio.


«È sempre la prima» ha cercato di chiarire il membro dell’Oms a Sky Tg24, «l’azzeramento dei casi non è avvenuto e quindi ora, come abbiamo previsto, riparte» ha continuato. Il consulente del ministero della Salute fa notare quanto la curva epidemia non si sia mai azzerata e quanto, al contrario, abbia velocemente ripreso quota «non appena si sono verificate condizioni favorevoli». Ricciardi si riferisce ai comportamenti ritenuti spesso irresponsabili del periodo estivo e al più recente ritorno delle temperature fredde, a cui è seguito un nuovo incremento dei casi positivi.


«Le subintensive il vero problema»

Il riferimento a un secondo aumento di contagi è coerente, secondo lo scienziato, solo se associato all’idea della nuova stagione autunnale/invernale, «ma la pandemia è sempre la stessa e in altre parti del mondo colpisce in maniera fortissima» ha ricordato. Riguardo alla capacità del sistema sanitario di affrontare una prima ondata mai finita dunque, Ricciardi pone l’attenzione sul percorso di ricovero ordinario piuttosto che sulle terapie intensive, in cui i posti sarebbero «raddoppiati arrivando a oltre 10mila posti letto».

Il problema vero secondo lo studioso starebbe nelle terapie subintensive, gestite ancora a macchia di leopardo in tutto il Paese. «Vanno rafforzate», ha detto, «così come il servizio di pronto soccorso», ribadendo la necessità per quest’ultimo di percorsi separati e pensati ad hoc.

Più fiducia sui test rapidi

Sul frequente scetticismo nei confronti dei test rapidi mostrato nei mesi scorsi da colleghi ed esperti, lo scienziato dell’Oms ora ha rassicurato. «Sono migliorati» ha detto, «e in circostanze come negli aeroporti e nelle scuole, in cui bisogna fare analisi su una grande massa di persone, sono un’opzione molto seria».

Uno strumento di contenimento fortemente sostenuta anche dallo stesso ministro Speranza che oggi attende il via libera del Comitato tecnico scientifico per poter ufficializzare l’utilizzo dei test rapidi in tutte le scuole del Paese. Ricciardi ricorda che i test antigenici «non danno sicurezza al cento per cento», riferendosi alla necessità, in caso di esito positivo, di effettuare comunque il tampone di conferma, «ma consentono di identificare «i super diffusori», un aiuto che lo scienziato ribadisce essere «importantissimo».

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