Facebook sta davvero fermando le fake news? Secondo questo report di InfluenceMap assolutamente no

di Valerio Berra

La senatrice statunitens Elizabeth Warren: «I manager della piattaforma preferiscono ottenere un guadagno immediato mentre il nostro pianeta brucia»

La disinformazione è il terreno su cui Facebook e tutti i social network si stanno giocando la loro credibilità. Per evitare di perdere la faccia davanti ai governi e ai loro utenti, negli ultimi anni queste piattaforme hanno messo in piedi team di fact-checker e progetti per eliminare gli account che rilanciano fake news. Negli ultimi giorni Facebook, solo per citare un esempio, ha cancellato centinaia di gruppi e account della rete di complottisti che si radunano sotto la sigla Qanon. Uno studio fatto dal think thank InfluenceMap ha mostrato che esistono ancora ampi spazi per fare disinformazione sulla principale creatura di Mark Zuckerberg.


Secondo questo report, solo nel 2020 sarebbero stati 51 gli annunci con fake news pubblicati sulla piattaforma. Non semplici post quindi, ma annunci pubblicitari indirizzati a target di pubblico precisi. Gli annunci analizzati da InfluenceMap riguardano tutti il cambiamento climatico e nello specifico le responsabilità dell’uomo su questo fenomeno. Una responsabilità che in tutti questi contenuti veniva sostanzialmente negata. Dei 51 annunci analizzati, solo uno è stato rimosso da Facebook. Gli altri hanno avuto tutti luce verde per procedere con la sponsorizzazione.


Foto Epa | Elizabeth Warren

La senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren (Partito Democratico) è da tempo impegnata nella lotta alla disinformazione sulle piattaforme social. Davanti ai dati forniti da InfluenceMap ha dichiarato: «Abbiamo ripetutamente chiesto a Facebook di chiudere le scappatoie che consentono alla disinformazione di dilagare sulla sua piattaforma ma i suoi manager preferiscono ottenere un guadagno immediato mentre il nostro pianeta brucia, il livello del mare si alza e le comunità soffrono».

Interessante leggere anche i dati sul target scelto per le inserzioni: uomini con età superiore a 55 anni che vivono nelle zone rurali degli Stati Uniti. Le visualizzazioni più alte di questi post si sono registrate in Texas e nel Wyoming. Gli annunci rivolti a un pubblico più giovane puntavano invece soprattutto sulla confutazione delle conseguenze del riscaldamento globale. Il 14 settembre scorso Facebook ha lanciato il suo Climate Science Information Center proprio per implementare questi temi nel suo programma di fact-checking. Basterà?

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