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Coronavirus ed effetti del nuovo Dpcm: stop alle partite delle scuole calcio. Sono 9 mila in tutta Italia

20 Ottobre 2020 - 00:15 Redazione
L’appello è per un tavolo tecnico, anche per «consentire il diritto al gioco dei bambini e delle bambine»

Il nuovo Dpcm con le misure per far fronte all’aumento dei contagi da Coronavirus, entrato in vigore tra domenica 18 ottobre e lunedì 19, ferma di fatto «l’attività dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto», che sono «consentite solo in forma individuale e non sono consentite». Ed è allarme da parte del settore Giovanile e Scolastico della Federcalcio. «Bisogna aprire un confronto urgente con le istituzioni a sostegno delle 9 mila società che svolgono attività di settore giovanile», dicono.

Urgente è quindi «un tavolo tecnico per affrontare le criticità operative che le società che svolgono attività di settore giovanile e scolastico si trovano ad affrontare», spiega il presidente del settore, Vito Tisci. È «necessario consentire, nel pieno rispetto delle norme di tutela sanitaria, il diritto al gioco dei bambini e delle bambine più piccole», dice ancora. «Così come proseguire nella formazione tecnica di base dei più giovani, seppure in maniera non competitiva, all’interno dei propri centri sportivi e nel pieno rispetto dei protocolli, così come attualmente consentito per tanti altri sport senza essere costretti a snaturare l’essenza tecnica della disciplina».

Una situazione complessa alla quale «con grande senso di responsabilità hanno saputo far fronte, dando continuità a un’attività sportiva dal notevole risvolto sociale, che riguarda un movimento di circa 800 mila tesserati, contenendo al massimo i rischi in uno stato d’emergenza come quello attuale e dei mesi passati». È quindi necessario intervenire perché «purtroppo le criticità delle società che svolgono attività di scuola calcio si ripercuotono sull’intero sistema giovanile e dilettantistico».

Il presidente della lega nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia, resta preoccupato: «Impedire lo sport soprattutto a bambini e ragazzi equivale a creare un forte squilibrio tra una socialità organizzata e quella disorganizzata, quella che porterà migliaia di giovani a vivere il proprio tempo libero senza regole e senza responsabilità».

Il caso della scuola calcio di Trastevere

«Ci dispiace tantissimo che i bambini della nostra scuola calcio, che ne conta più di 400, non possano più disputare partite, che sono il momento più divertente della settimana. Ma ci adeguiamo: si va avanti con allenamenti individuali, come da Dpcm, e cercheremo di renderli divertenti mettendo in campo i paletti per far fare lo slalom palla al piede, e facendo sfide di tiri in porta, uno alla volta», commenta oggi Pierluigi Betturri, presidente del Trastevere, club molto noto a Roma e al comando del girone E della Serie D.

«Non ho le competenze scientifiche per giudicare certi provvedimenti, ma visto che temevamo la chiusura totale, dico che alla fine ci è andata anche bene. Avremo sicuramente meno introiti, anche per via dello stop al ‘calcetto’, ma andiamo avanti». «La squadra di una scuola calcio di giovanissimi o pulcini potrà continuare ad allenarsi, ma senza giocare partite. Dopo un lungo confronto in Consiglio dei Ministri, Cts e Regioni, è prevalsa una scelta di buon senso», precisa in giornata il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.

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