Il governo comincia ad ascoltare Crisanti? Arcuri punta a 200 mila tamponi al giorno. La promessa: «Test rapidi dai medici di base»

di Valerio Berra

I tamponi sono stati alla base della strategia del Veneto per il contenimento dell’epidemia. Ieri sono arrivati a 144mila ma secondo il commissario straordinario per l’emergenza dovrebbero aumentare ancora

«Un altro mondo». Così Domenico Arcuri ha definito la seconda ondata di Coronavirus in un’intervista pubblicata sulle pagine del Corriere della Sera. Una dimensione nuova, che non regge il paragone con i numeri della prima fase: «In primavera ha pagato un prezzo altissimo una parte del Paese, ora il contagio è molto più distribuito. Non penso che tutta l’Italia sia uguale nella capacità di rispettare le regole, nelle infrastrutture o nell’efficienza delle reti sanitarie». Ad essere cambiato secondo il commissario per l’emergenza è il modello di diffusione del virus: «Allora il virus circolava negli ospedali e nelle residenze per anziani; oggi l’80% dei contagi avviene in casa. I ragazzi lo prendono fuori e lo portano in famiglia. L’età media dei contagiati era di 70 anni, oggi di 40».


Gli strumenti per muoversi in questo «altro mondo» sono però quelli del primo, a cominciare dai tamponi che in molte regioni hanno segnato la differenza tra il controllo e l’esplosione dell’epidemia. Secondo il padre di questa strategia, Andrea Crisanti, il numero di tamponi da fare ogni giorno in Italia dovrebbe salire a 400 mila, ben più dei 144 mila raggiunti nella giornata di ieri. Al momento il “Piano Crisanti” è rimasto inascoltato, anche se, spiega Arcuri, il numero di tamponi disponibile per le regioni dovrebbe aumentare:


«Facciamo ormai stabilmente oltre 100 mila tamponi molecolari al giorno e ci stiamo attrezzando per chiudere il gap fra domanda e offerta. Daremo alle regioni molto presto la possibilità di arrivare a 200 mila tamponi al giorno. Stiamo chiudendo l’offerta pubblica per i test rapidi antigenici e ne compreremo 10 milioni, non più cinque. Li distribuiremo alle ASL, ma anche nelle scuole, nei porti, negli aeroporti, e ai medici di base».

Oltre ai tamponi, l’altro nodo fondamentale è quello delle terapie intensive, arrivate negli ultimi giorni a quota 870, circa la metà di quelli disponibili in Italia, per ora. Il numero totale di letti in questi reparti infatti sarebbe dovuto aumentare ancora, come previsto dai piani scritti dopo la prima ondata: «Pre-crisi, avevamo 5.179 posti letto in terapia intensiva. Abbiamo distribuito 3.109 ventilatori e oggi dovremmo avere 8.288 posti attrezzati. Invece ne abbiamo 6.628: ne mancano 1.600. Giorni fa ho chiesto alle regioni dove sono quei ventilatori e quando attrezzeranno quei posti letto».

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